Coronavirus, Spagna: il premier Sanchez dà il via all’apertura di attività non essenziali

MADRID – Nonostante il fatto che la Spagna sia il paese europeo più colpito da coronavirus, ovviamente dopo l’Italia di Conte, il premier Sanchez e gli esperti che lo consigliano, che forse non sono in contrasto fra loro, dimostrano di avere più coraggio del nostro e di avere a cuore anche le sorti dell’economia, oltre che quelle della salute, a differenza del governo giallorosso. A un mese dalla proclamazione dello stato d’emergenza e a due settimane dal blocco totale, pur registrando ieri 619 nuovi decessi che portano il totale a 17mila, il premier spagnolo ha deciso di lanciare un segnale inequivoco autorizzando da oggi la ripresa anche delle attività non essenziali, dove non sia possibile il telelavoro. Riaprono, per esempio, cantieri edilizi, fabbriche e uffici, ma non ristoranti né centri commerciali.
Resta confermato fino al 25 aprile (per ora) il confinamento a casa del resto della popolazione e delle categorie vulnerabili. Le linee guida fornite alle aziende vietano assembramenti negli spazi comuni, impongono distanze di almeno due metri tra le persone oppure l’uso di tute protettive. Previsti ingressi e uscite scaglionati. Obbligo di tornare a casa ai primi sintomi sospetti.
Il ministero degli Interni si impegna a distribuire 10 milioni di mascherine, da domani, nelle stazioni della metropolitana e ferroviarie. E’ raccomandato il trasporto privato e senza più di un passeggero per auto.
Anche in Spagna guerra fra governatori e Stato centrale. Le nuove aperture sono state definite avventate dal leader della Catalonia, Quim Torra, che ha accusato il governo di Madrid di ignorare il suggerimento degli scienziati sull’opportunità di «continuare con il lockdown totale».
