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Guerra Germania – istituzioni Ue: Berlino tentata dall’uscita dal sistema euro

EPA/CLEMENS BILAN / POOL

Un interessante articolo di Guido Salerno Auletta, editorialista dell’agenzia Teleborsa, esamina le possibili conseguenze della lotta fra Alta Corte tedesca, Governo della Germania da un lato e istituzioni comunitarie (Bce; Corte di Giustizia ue e Commissione ue) dall’altro. E potrebbe portare all’uscita della germania dal sistema euro, adesso che, dopo 20 anni, non è più conveniente per i tedeschi che hanno lucrato finora a spese degli altri Paesi, che adesso chiedono il conto.

«La sentenza con la quale la Corte di Karlsruhe ha chiesto alla BCE di giustificare entro tre mesi la proporzionalità degli acquisti di titoli di Stato, iniziati con il Qe da Mario Draghi nel 2015 e di recente ripresi con il PEPP da Christine Lagarde, cioè la coerenza tra obiettivi attesi e conseguenze, avrà una risposta negativa: la BCE non darà alcuna spiegazione, perché la sua azione è indipendente da qualsiasi altro potere europeo e nazionale.

D’altra parte, la Corte europea di Giustizia ha già dichiarato la legittimità di queste misure. Ma la Corte tedesca ha ritenuto che questa sentenza non è valida, perché non è entrata minimamente nel merito delle misure disposte dalla BCE. Per questo ha ordinato alla Bundesbank di chiedere una giustificazione, entro tre mesi.

La crisi in corso farà stragi: non ci può essere solidarietà europea, perché solo i più forti si salveranno. E la Germania non ha alcuna voglia di offrire solidarietà ai Paesi più deboli, non solo l’Italia e la Spagna.

La Germania deve tirarsi fuori da questo orrido pantano che è diventato l’euro, visto che la BCE con i suoi acquisti schiaccia i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi ampiamente sotto lo zero, facendo fuggire così i risparmiatori e gli investitori verso i titoli americani, che offrono tassi ampiamente positivi.

Se la Germania vuole, come ha annunciato, offrire protezione alle proprie aziende in difficoltà, chiedendo al mercato capitali per oltre 750 miliardi di euro, di certo non può offrire rendimenti penalizzanti sui Bund. Se i BPT italiani hanno visto ridurre lo spread rispetto al Bund, è ancor più vero che il rendimento di questi ultimi è peggiorato ancora, scendendo ulteriormente in territorio negativo. Per aiutare alcuni, altri ci rimettono l’osso del collo.

Se, come appare ovvio, la BCE si rifiuterà di fornire giustificazioni circa il proprio operato, dal 5 di agosto la Bundesbank non procederà più all’acquisto di titoli di Stato tedeschi sulla base del PEPP: non immetterà più liquidità che schiacci verso il basso i rendimenti.

Il dramma dell’Eurozona è sempre lo stesso: non ci sono tassi di interessi uguali per tutti, perché sono diversi i rischi e le prospettive economiche di ciascun Paese. Cercare di ridurre gli spread come fa la BCE, per rendere sostenibili gli oneri per interessi sui debiti nei Paesi più deboli, porta ad una compressione inaccettabile a danno di quelli più forti come la Germania.

L’Euro è un progetto sbagliato: la Germania ne ha ampiamente approfittato fin quando le ha fatto comodo. Ora lo rifiuta: si è accorta che è un lager, uno strumento di repressione finanziaria. E adesso è tentata di chiamarsi fuori dall’Euro».

Una conclusione che potrebbe non dispiacere agli altri Stati Ue, soprattutto a quelli del Sud, compresa la Francia, che vedrebbero di buon occhio la scomparsa del monopolio tedesco, la fine della lunga guerra, stavolta solo economica, lanciata come al solito dalla Germania contro gli altri Stati. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

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