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Milano: messa in ricordo del Commissario Calabresi, assassinato nel 1972 in un clima d’odio scatenato dalla sinistra

MILANO – Si è svolta oggi un messa a ricordo della morte del commissario Luigi Calabresi, di cui ieri ricorreva il 48esimo anniversario. Ecco le belle parole scritte il 18 maggio 1972 sulla prima pagina di Lotta continua (il giornale del movimento), che dava la notizia dell’omicidio di Calabresi con questo titolo: “Ucciso Calabresi, il maggior responsabile dell’omicidio di Pinelli”.

«Una riflessione doverosa è quella relativa alle cause che portarono alla preannunciata esecuzione di Calabresi», dichiara in una nota il portavoce dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, Girolamo Lacquaniti, «perché oltre a chi sparò materialmente al nostro collega ci furono gravissime responsabilità da parte di tanti che alimentarono uno spirito di odio e violenza contro la sua persona. Per questo ricordiamo quell’evento, perché possa essere da monito a quanti oggi, nonostante la drammatica situazione che il Paese sta vivendo, seminano parole cariche di odio e di violenza – aggiunge – Speriamo che, specialmente chi ha incarichi istituzionali o riveste posizioni di particolare visibilità pubblica, possa riflettere e trarne conseguenze concrete. Legittimo esprimere il proprio dissenso pericoloso e a volte criminale, istigare alla violenza ed alla disobbedienza delle leggi»,conclude.

A coloro che oggi si riempiono la bocca denunciando il presunto clima d’odio scatenato, a loro dire, dalla destra, ricordiamo la lettera delle 800 personalità della sinistra, lettera aperta a L’Espresso, datata 1971, sul caso Pinelli, menzionata anche come appello (o manifesto) contro il commissario Calabresi.

Si tratta di un documento storico, pubblicato il 13 giugno 1971 dal settimanale L’Espresso, con cui numerosi politici, giornalisti e intellettuali chiesero la destituzione di alcuni funzionari, ritenuti artefici di gravi omissioni e negligenze nell’accertamento delle responsabilità circa la morte di Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra mentre era in stato di fermo presso la questura di Milano, nell’ambito delle indagini sulla strage di piazza Fontana condotte dal commissario Luigi Calabresi. Eugenio Scalfari, uno dei firmatari, ha scritto nel 2017 di aver detto in precedenza alla vedova di Calabresi che «quella firma era stata un errore».


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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