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Minacce con proiettili in busta a Bentivogli (Cisl): le reazioni sindacali e del mondo politico

ROMA – «E’ stata rinvenuta a Roma nei pressi dell’abitazione del segretario generale della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, dimissionario dall’incarico da pochi giorni, una busta con 3 bossoli, uno calibro 38 e due calibro 9, con minacce di morte in ricordo dei 10 anni dall’accordo Fiat di Pomigliano». E’ una nota Fim ad annunciarlo. Nel volantino vicino ai 3 bossoli si legge : «festeggeremo insieme l’accordo di Pomigliano ovunque a Roma o ad Ancona, non bastano le dimissioni». Sul posto, prosegue la nota, oltre alla scorta già presente, sono intervenute la Digos e la scientifica. Bentivogli non è nuovo alle minacce, e la scorta gli fu assegnata proprio dopo l’accordo su Pomigliano sottoscritto nel 2011, che lacerò il fronte sindacale.

Commenta Raffaele Bonanni, ex segretario Generale della Cisl: «I fantasmi del passato ritornano con le loro lugubri minacce. Stavolta ai danni di Marco Bentivogli, un sindacalista coraggioso e riformatore che secondo questo grumo pestilente ed anacronistico mai sparito dalla scena politico sociale italiana, interviene pesantemente con minacce di morte attraverso il loro consueto rituale di 3 bossoli di pistola calibro 38 e due di calibro 9. Questa infamia si consuma, peraltro in un momento molto difficile per Bentivogli, dimessosi proprio in questi giorni da segretario generale della FIM CISL. Quello che gli rimproverano e di essere il continuatore piu’ determinato del sindacalismo modernizzatore, che concepisce le relazioni industriali come il mezzo piu’ potente per stabilizzare l’occupazione dei lavoratori e la crescita del salario, attraverso la pattuizione con le aziende di una organizzazione del lavoro capace di esprimere maggiore competitivita’ per meglio inserire le produzioni nei mercati internazionali. Una posizione questa, che negli ultimi 40 anni e’ stata sempre tenacemente avversata da avventurieri del mondo piu’ ortodosso e cupo della sinistra italiana, che a piu’ riprese, hanno inteso manifestare la loro presenza, insanguinando l’Italia con attentati ed uccisioni di protagonisti del cambiamento e del loro modo dinamico di concepire il rapporto tra lavoratori e imprese».


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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