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L’Europol lancia l’allarme sul pericolo jihadista in Europa, dopo il coronavirus

Un interessante articolo di Giovanna Pavesi, pubblicato su Linkiesta, analizza il report più recente di Europol, che ha esaminato numeri, comportamenti ed episodi legati al terrorismo nel 2019, in tutta l’Unione europea. Dal quale risulta che i terroristi, in Europa, appartengono a realtà composite,che però si possono decifrare. Dallo studio sono emerse evidenze e segnalazioni molto precise: 13 Stati membri, in un anno, hanno subito 119 attacchi terroristici, compresi quelli falliti e quelli sventati.

I responsabili appartengono a gruppi diversi: dalle reti che fanno riferimento al fondamentalismo islamico e jihadista (ritenute ancora una delle minacce più pericolose) al terrorismo bianco, cioè dell’estrema destra. Nel 2019, gli attacchi a firma jihadista sono stati sette, mentre sono stati 14 i tentativi falliti perché contrastati dalle autorità. In totale, in 19 Paesi membri, le persone arrestate perché coinvolte o sospettate di essere vicine a pericolose cellule terroristiche sono state 1.004 e Belgio, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito hanno riportato i numeri più alti.

In Europa, l’anno scorso, i morti causati dal terrorismo sono stati dieci,mentre si contano 27 feriti. I decessi sono stati tutti causati da attacchi di matrice jihadista, che hanno comportato anche 26 dei 27 sopravvissuti.

Analizzando particolarmente il fenomeno jihadista si nota che viene attribuito un ruolo fondamentale alla radicalizzazione (che si concretizza su internet o in carcere) e all’azione solitaria. I lupi solitari rappresentano l’estremista perfetto in grado di portare a termine un attacco,perché imprevedibile e introvabile.

Gli affiliati al fondamentalismo islamico si confermano ancora, almeno in termini numerici, la principale minaccia in Ue: 15 su 19 Stati membri, infatti, riferiscono di aver individuato sul proprio territorio persone direttamente collegate al jihadismo.

Nella rete di Daesh finisce ancora un alto numero di giovani: la maggior parte dei terroristi (o aspiranti tali) ha un’età compresa tra i 20 e i 28 anni, la maggior parte sono maschi (l’85%), ma nel 2019 anche otto donne sono state segnalate alle autorità perché vicine a cellule radicali. Il 60% degli affiliati jihadisti sono cittadini del Paese che hanno o avrebbero voluto colpire e anche se molti di loro sono partiti per la Siria e l’Iraq (e lì sono rimasti), decisi a combattere con lo Stato islamico, in Europa è ancora preoccupante il fenomeno dei “ritornati” ,i foreign fighters decisi a rientrare nel continente e intenzionati a compiere atti eversivi.

Come segnalato nel report di Europol, nei primi mesi del 2020, a causa del lockdown introdotto per contenere l’epidemia causata dal coronavirus, i principali gruppi terroristici potrebbero profittare dei momenti di difficoltà sociale,,che da sempre alimentano non soltanto i fenomeni di radicalizzazione, ma anche quelli dell’eversione e della criminalità organizzata. in alcune occasioni, anche in Italia, alcune proteste, poi tacitate, sembrano avere all’origine interventi dei gruppi anarcoinsurrezionalisti o della criminalità organizzata. e per questo Forze dell’ordine e magistratura, la parte sana della magistratura, stanno con gli occhi ben aperti e intervengono.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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