Minori entrate Covid-19: garantiti 2,1 miliardi a Comuni e Province, e in arrivo altri 3,5

Dopo il periodo di magra del lockdown gli enti locali passano all’incasso col Governo, galvanizzati dalla possibilità che l’Italia sia inondata da fondi europei (speranza vana). La Conferenza Stato-città ha già deciso la ripartizione di 2,1 mld ai comuni, non meno di 18 euro ad abitante. E questo l’ammontare minimo pro capite dei 2,1 miliardi erogati ai comuni per compensare le minori entrate causate dal Covid 19.
La Conferenza Stato-città ha sancito l’intesa sullo schema di ripartizione dei tre miliardi stanziati dal decreto Rilancio (dl 34/2020) di cui 900 milioni sono stati già pagati ai sindaci a fine maggio. Ieri l’ultimo tavolo tecnico si è concluso con un accordo tra Anci e Mef sulla nota metodologica di riparto. Per sterilizzare al massimo il margine di incertezza, dovuto alla fisiologica volatilità dei dati utilizzati per il riparto (cassa 2019 e pagamenti effettuati in annualità diverse, 2019 e 2020), che avrebbe potuto impattare negativamente soprattutto sui piccoli comuni, è stata individuata una soglia minima di contributi (appunto 18 euro pro capite) che dovrà essere garantita a tutti i municipi italiani.
È stato inoltre chiarito che l’assegnazione definitiva delle risorse non potrà mai essere inferiore per ciascun ente all’acconto già ricevuto dai comuni, onde evitare spiacevoli restituzioni di denaro. Nella contabilizzazione dei fondi non si è tenuto conto delle minori spese per la scuola, ma solo delle riduzioni relative agli oneri accessori per il personale e alle spese per le utenze. Il Mef, che in un primo momento avrebbe voluto tenere conto dei risparmi generati dalla chiusura delle scuole durante il lockdown, ha accolto le riserve dell’Anci, riconoscendo «l’assoluta incertezza» dei dati sulla scuola e sui rifiuti e rinviando l’approfondimento del tema (sia sul lato delle entrate che su quello delle spese) alle successive riunioni del tavolo tecnico.
Ma Comuni e Province torneranno alla carica visto che la crisi del Covid costa 5,5 miliardi, 1,15 per la Tari, 1,06 per l’Imu e 260 milioni per la Tosap. Per questo si è già messo all’opera il tavolo tecnico congiunto per misurare in modo più puntuale le ricadute della gelata dell’economia sul gettito delle entrate locali ma anche, almeno parzialmente, la riduzione di costi prodotta dallo stop di molte attività. Sul primo aspetto, a gonfiare i numeri è soprattutto la tariffa rifiuti, chè nei calcoli condivisi da amministratori locali e ministero dell’Economia perde quasi 1,1 miliardi rispetto alla sua dinamica ordinaria. A pesare è naturalmente il lockdown che ha fermato l’attività degli esercizi commerciali, a partire da quelli ad alta produzione di rifiuti (e quindi ad alto pagamento di bollette) come ristoranti, bare così via. L’Arera, l’Authoritydi settore che ha definito il metodo tariffario in vigore da quest’anno con la “nuova Tari”, ha indicato ai Comuni lavia delle riduzioni tariffarie proporzionali ai tempi di chiusura, e ha chiesto a governo e Parlamento di trovare almeno 400 milioni per un primo indennizzo delle mancate entrate. La proposta non è riusdtaperò a farsi spazio nel traffico del decreto 34, per cui anche la mancata Tari finisce per pesare sul fondone finanziato dalla fiscalità generale. Va un po’ meglio all’Imu, che nell’acconto di giugno ha perso circa il 9% e potrebbe recuperare qualche punto nei prossimi mesi per fermarsi a -6,1%, contro il -11,5% dellaTari. Ineuro significa 1,062 miliardi in meno per i Comuni, che lasciano per strada anche 260 milionidiTosap, altrettanti di multe e 300 milioni dalle rette di asili e scuole comunali.
Il ministro Gualtieri assicura: la prima tranche, del 30%, è stata erogata – ricorda – con grande tempestività e ora la restante parte, tutti 3,5 miliardi, entro la settimana prossima saranno erogati ai Comuni proprio per compensare le mancate entrate. Complessivamente, parando di tutti i provvedimenti legati al Covid, si tratta di 13 miliardi di risorse per gli enti locali.
Tridico aveva imprudentemente affermato che avrebbe riempito gli italiani di soldi. una buona parte di chi è in difficoltà non ha visto il becco di un quattrino, le imprese e i cittadini sono in difficoltà, i soldi sitrovano solo per gli enti locali e l’accoglienza dei migranti.
