Coronavirus: rischio di ripresa anche per contagi di migranti positivi, l’allarme di un politologo

ANSA/ALESSANDRO DI MEO
ROMA – Secondo il politologo Luca Ricolfi, in un articolo pubblicato sul Messaggero, l’emergenza-coronavirus potrebbe tornare con veemenza. Anche per gli errori che il Governo sta facendo in tema di contagi e d’immigrazione, considerato che i migranti provengono da paesi dove il virus è in espansione.
«Il governo rischia così di ripetere gli errori iniziali, allora fu minimizzato il rischio e fu gestita l’emergenza assecondando le ideologie, ovvero evitando qualunque problema diplomatico con la Cina. Anche adesso Conte, facendosi guidare dalle preoccupazioni ideologiche anziché dell’ imperativo di tutelare la salute dei cittadini, sta ripetendo lo stesso errore con i migranti in generale, e con gli sbarchi dall’Africa in particolare».
Non ha peli sulla lingua, il politologo: «Non voglio qui ricordare, uno per uno, i focolai che negli ultimi 30 giorni sono scoppiati in varie comunità straniere, né riportare una per una le cifre, impressionati, della percentuale di positivi fra i migranti sbarcati dall’Africa. Ora che la frittata è fatta, il ministro dell’ Interno Luciana Lamorgese dichiara inaccettabili tutti questi sbarchi, come se non vedesse il nesso fra la politica di apertura e di accoglienza fin da subito proclamata dal suo governo, e l’aumento degli sbarchi, quasi quadruplicati rispetto ai tempi di Salvini, e ora infinitamente più preoccupanti per i rischi sanitari che comportano», sottolinea.
«Ma facciamocene una ragione. La priorità degli attuali governanti non è risolvere il problema dei flussi migratori, ma è marcare la discontinuità con il governo precedente, ripristinando la politica dell’accoglienza, cancellando i decreti sicurezza, mandando a processo chi li aveva concepiti. Che tutto ciò possa avere un prezzo, in termini di salute pubblica, di coesione sociale, se non di democrazia (come temeva Marco Minniti), a loro non sembra importare molto. Speriamo solo che, a pagare il conto finale, non siano chiamati i cittadini italiani, quando l’epidemia dovesse rialzare la testa».
Un giudizio durissimo, fondato su fatti concreti, che condividiamo, pur sperando che non debbano realizzarsi le fosche previsioni sull’operato del governo. Che profitta della serena disattenzione dell’uomo del Colle, troppo impegnato in tagli di nastri, concessioni di onorificenze e medaglie, discorsi di un’ovvietà sconcertante. Siamo proprio messi male.
