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E’ morto Cesare Romiti, protagonista anche a Firenze: dalla Fiat di Novoli al nuovo pezzo di città

Cesare Romiti con l’avvocato Gianni Agnelli (Foto ANSA)

MILANO – E’ morto a Milano, a 97 anni, Cesare Romiti. Per 25 anni amministratore delegato eppoi presidente della Fiat. Fu protagonista anche della trasformazione di un pezzo di Firenze: laddove c’era lo stabilimento Fiat, con la vecchia ciminiera, di fronte alla chiesa di San Donato in Polverosa, celebre per la partenza dei crociati fiorentini, è nato un pezzo di città con Palazzo di Giustizia, Università, sede della Cassa di Risparmio, cinema multisala e molto altro ancora.

FIAT – Ma andiamo per ordine: Romiti era nato a Roma il 24 giugno del 1923. Figlio di un impiegato delle Poste, secondo di tre fratelli, si diploma  ragioniere, si laurea a pieni voti in scienze economiche e commerciali studiando di notte e lavorando di giorno per mettere insieme qualche soldo dopo la morte del padre avvenuta a soli 47 anni. Nel 1947 lavora per il Gruppo Bombrini Parodi Delfino, azienda di Colleferro, di cui assumerà la carica di direttore finanziario affiancando Mario Schimberni, suo ex compagno di classe, che si occupa invece di amministrazione e controllo di gestione. Nel 1968, sempre a Colleferro, ricopre la carica di direttore generale nella Snia Viscosa dopo la fusione con la sua ex azienda. E proprio per seguire da vicino questa fusione, frequenta a Milano gli uffici di Mediobanca, facendo una buona impressione ad Enrico Cuccia. Due anni più tardi l’Iri lo nomina direttore generale prima e amministratore delegato poi della compagnia aerea Alitalia. Lavora per un breve periodo (1973) alla Italstat, azienda che lascia per approdare, sponsorizzato da Cuccia, al gruppo Fiat nell’ottobre del 1974, quindi nel periodo della crisi petrolifera. Nel 1976 diventa amministratore delegato in un triumvirato con Umberto Agnelli (lo stesso anno eletto senatore della Dc in un collegio romano) e Carlo De Benedetti (resta alla Fiat solo tre mesi). Nella casa automobilistica ottiene i pieni poteri nel 1980, quando i due fratelli Agnelli, Gianni e Umberto, vengono convinti da Mediobanca a passare la mano per evitare il peggio e ricopre anche il ruolo di presidente (1996-1998) succedendo a Gianni Agnelli.

FIRENZE – E veniamo a Romiti e Firenze. Fu protagonista di un lungo braccio di ferro con l’amministrazione comunale, quando, nel 1989, Achille Occhetto, preoccupato di perdere voti ambientalisti, ordinò al Pci fiorentino di fare marcia indietro sulla variante Fiat-Fondiaria che avrebbe cambiato volto alla città a Nord-Ovest. Uno stop, quello di Occhetto, che ha pesato e continua a pesare sullo sviluppo di Firenze. La Fiat aveva deciso di trasferire a Campi Bisenzio il grande stabilimento che aveva lì, davanti alla chiesa di San Donato in Polverosa, ossia in via di Novoli, e che abbracciava un perimetro enorme fino a viale Guidoni. La Fiat non poteva star dietro alle beghe politiche fiorentine: doveva vendere i terreni anche per autofinanziare il nuovo stabilimento. Fra Romiti e Palazzo Vecchio cominciò un tira e molla di cui non si vedeva la fine. Come oggi per lo stadio, l’aeroporto o il sottoattraversamento per l’Alta Velocità. Romiti minacciava di non fare lo stabilimento a Campi con la conseguente perdita del posto di lavoro per centinaia di operai. Alla fine, insieme all’uomo Fiat, decisero di sedersi a un tavolo, in una notte della primavera 1995, due uomini di buon senso: Vannino Chiti, presidente della Regione Toscana, e Giorgio Morales, sindaco di Firenze. Accadde di notte perchè non c’era più tempo da perdere: le amministrazioni erano in scadenza e si rischiava di non raggiungere l’obbiettivo. Chi scrive fu cronista, e quindi testimone diretto, di quella difficilissima trattativa, nella vecchia sede della giunta regionale, a Palazzo Budini Gattai. Trattativa che si concluse alle 6 del mattino, con i cappuccini e le brioche di Robiglio, lì di fronte, in via de’ Servi. Chiti e Morales erano stanchi ma soddisfatti. Romiti pure. Chiamò l’avvocato Agnelli alle 6,30 per informarlo. «Così presto?», osservarono Chiti e Morales. «Non c’è problema – li rassicurò Romiti – a quest’ora l’Avvocato ha già parlato con Boniperti e con l’allenatore della Juventus. Li sveglia alle 5,30, ogni mattina».


Sandro Bennucci

Direttore del Firenze Post Scrivi al Direttore

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