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Stranieri in Italia. Non solo migranti e clandestini, quasi la metà sono europei

Con 2.630.000 persone, il 49,6% di tutti i residenti stranieri, la provenienza preponderante resta quella europea, per il 60,3% costituita da comunitari, 1.586.000; seguono pressoché appaiate l’Africa, con 1.159.000 presenze pari al 21,8% del totale straniero, e l’Asia, con 1.123.000 e il 21,2%.

E’ quanto emerge dal Dossier statistico immigrazione 2020 curato da Idos e Confronti, giunto alla trentesima edizione. Gli americani, rileva ancora il Dossier, sono 391.000, il 7,4% di tutti i residenti stranieri in Italia, in stragrande maggioranza latinoamericani: 373.000). In particolare, su poco meno di 200 collettività estere, i più numerosi restano i romeni, che con 1 milione e 200mila persone coprono quasi un quarto di tutte le presenze, seguiti da albanesi e marocchini, con oltre 400mila cittadini ciascuno, dai cinesi, con poco più di 300mila, e dagli ucraini, con circa 240mila.

Le politiche di impedimento e respingimento degli sbarchi, congiunte all’assenza, dal 2011, di una programmazione degli ingressi stabili di lavoratori stranieri dall’estero e all’abolizione, dal 2018, dei permessi di protezione umanitaria, hanno determinato, nel 2019, non solo un ulteriore crollo del numero di migranti forzati sbarcati nel paese (11.471, di cui 1.680 minori stranieri non accompagnati: -50,9% rispetto ai totali 23.370 del 2018 e -90,4% rispetto ai 119.369 del 2017), confermando così la fine della cosiddetta emergenza sbarchi; ma anche uno svuotamento dei centri di accoglienza (i cui ospiti sono scesi da 183.800 nel 2017 a 84.400 a fine giugno 2020, per una fuoriuscita netta di quasi 100.000 persone in appena 2 anni e mezzo) e un drastico calo della percentuale di riconoscimento delle domande di protezione presentate in Italia (dal 32,2% del 2018 ad appena il 19,7% del 2019, la metà della media europea).

E’ quanto rileva il Dossier statistico immigrazione 2020 curato da Idos e Confronti, giunto alla sua trentesima edizione sottolineando come queste ultime siano due circostanze, che concorrono strutturalmente a ingrossare le fila già assai nutrite degli immigrati irregolari nel paese. Nel primo caso, perché molte delle persone estromesse dai centri di accoglienza, dopo il varo del Decreto sicurezza del 2018, erano richiedenti asilo e titolari di protezione umanitaria che, dispersisi sul territorio, sono di lì a poco divenuti irregolari sia per le più ridotte possibilità di accedere a una forma di protezione sia per l’impossibilità di rinnovare quella umanitaria. Nel secondo caso, perché l’aumentata quota di diniegati, congiunta all’alta probabilità di non poterne effettuare il rimpatrio a causa dei limitati accordi di riammissione con i paesi d’origine (appena 7.000 rimpatri effettuati nel 2019, il 30,1% dei 23.400 migranti irregolari intercettati nell’anno, solo di poco superiori ai 6.800 rimpatri del 2018), destina anche costoro al rilascio sul territorio in una situazione di irregolarità (dopo una reclusione media di circa 60 giorni in un Cpr, su un limite massimo di 180 stabilito dal Decreto del 2018).

I 2.505.000 stranieri che hanno lavorato regolarmente in Italia nel 2019 (solo per il 43,7% donne) costituiscono il 10,7% di tutti gli occupati del paese, a fronte di altri 404.000 stranieri disoccupati (di cui le donne rappresentano stavolta ben il 52,7%) che incidono per il 15,6% tra tutti i disoccupati del paese. Il mercato del lavoro italiano, rileva il Dossier, appare ancora una volta rigidamente scisso su base etnica, con le occupazioni più rischiose, di fatica, di bassa manovalanza e sottopagate ancora massicciamente riservate agli stranieri. Circa 2 su 3 svolgono lavori non qualificati o operai (63,6%, contro solo il 29,6% degli italiani), mentre ha un impiego qualificato solo l’8% (tra gli italiani ben il 38,7%). In particolare, gli stranieri incidono per meno del 2% tra gli impiegati degli istituti di credito e assicurativi, del mondo dell’informazione e della comunicazione o dell’istruzione, ma per quasi un quinto tra i lavoratori dell’edilizia, dell’agricoltura e del comparto alberghiero-ristorativo; e per ben il 68,8% tra quelli dei servizi domestici e di cura alla persona, dove trova impiego ben il 40,6% delle donne straniere occupate (il 42,4% degli uomini stranieri, invece, lavora nell’industria o nell’edilizia).

Sono continuate ad aumentare, d’altra parte, le imprese gestite da immigrati, arrivate nel 2019 a 616.000 (+2,3% annuo), ovvero al 10,1% di tutte le attività autonome operanti nel paese. Tuttavia, anche in questo ambito la crisi prodotta dall’emergenza Covid ha provocato, nel primo semestre del 2020, una contrazione di ben il 40% delle attività rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Le acquisizioni di cittadinanza italiana Paese di immigrazione da ormai almeno un trentennio, l’Italia ha visto aumentare il numero di quanti hanno acquisito la cittadinanza per i motivi riconosciuti dalla legislazione, toccando il massimo delle acquisizioni nel 2016, anno in cui se ne registrarono più di 200mila. I motivi dell’inversione del trend nell’anno successivo, confermato poi nel 2018, vanno ricercati nei calendari migratori che hanno regolato gli ingressi e il raggiungimento dei tempi necessari a poter inoltrare la domanda, nonché nei lunghi tempi del suo perfezionamento da parte degli uffici competenti.

Dopo la flessione registrata nel biennio precedente, nel 2019, rileva il Dossier, aumentano i cittadini divenuti italiani per acquisizione della cittadinanza: se ne contano 127mila, 24 ogni mille stranieri, il13% in più rispetto al 2018. Dal 2012, complessivamente i nuovi cittadini sono stati più di 1 milione, a conferma di un processo di integrazione e stabilizzazione crescente della popolazione immigrata e delle seconde generazioni. Elevato infatti è stato il numero di minori e di diciottenni che negli ultimi anni hanno acquisito la cittadinanza per trasmissione da parte dei genitori o, per i nati in Italia, al compimento del diciottesimo anno di età: il 38,2% delle acquisizioni nel periodo 2012-2018, per un totale di 356.710 ragazzi e ragazze.
L’analisi dei dati, relativi agli oltre 1 milione e 340mila nuovi cittadini residenti all’inizio del 2018, evidenzia le nazionalità più coinvolte: cittadini originari dell’Albania, del Marocco, dell’Egitto, dell’India e del Pakistan.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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