Brexit: per Londra le richieste della Ue sono ridicole. In forse l’accordo
ROMA – Scongiurare il no deal in teoria è ancora possibile, ma il tempo è quasi scaduto. Il 31 dicembre è alle porte e quest’ennesima settimana di negoziati tra Ue e Gran Bretagna sul futuro delle loro relazioni commerciali non ha risolto le questioni critiche, a partire dalla pesca: per Londra le richieste di Bruxelles sono “ridicole” e la situazione è “molto difficile”. Gli ultimi colloqui sul post Brexit del week-end, condotti sia a livello politico con Boris Johnson e Ursula von der Leyen, sia a livello tecnico, suggeriscono che riguardo agli ultimi ostacoli da superare le due parti parlino ancora lingue diverse.
Da una parte il premier britannico non vuole cedere su nessun dettaglio che possa intaccare la sovranità dell’isola. Dall’altra la Commissione, su pressione degli Stati membri, non vuole esporre le proprie imprese ad uno scenario di concorrenza sleale nel suo mercato unico. Così i nodi principali restano al pettine. A partire dall’accesso dei pescherecci europei nelle acque britanniche. Paesi come Francia e Danimarca spingono per non avere restrizioni ma Londra non ne vuole sapere. Vogliamo controllare l’accesso ai nostri mari ma l’Ue pretende gli stessi privilegi, ha spiegato il ministro dell’Ambiente George Eustice, affermando che alcuni progressi sono stati fatti ma l’Ue ha poi aggiunto una serie di altre richieste che hanno creato uno stallo. Richieste ridicole che non rispettano la sovranità britannica, ha sottolineato. Non c’è accordo neanche sul ‘level playing field’, ossia il sistema di regole per garantire una parità di condizioni alle imprese di entrambe le parti. Bruxelles si aspetta che Londra si adegui agli standard Ue sulle tutele ambientali ed i diritti dei lavoratori. Non è ancora chiaro, inoltre, quale organismo giuridico terzo risolverà le dispute future.
Le due parti insomma sembrano voler tirare ancora la corda, nella speranza che non si spezzi. Oggi Johnson e von der Leyen si parleranno ancora una volta per tentare di fare progressi in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. L’orizzonte temporale tuttavia è molto stretto. Una scelta dovrà essere fatta nei prossimi giorni, ha affermato il ministro francese agli Affari europei Clement Beaune. Perché se si decidesse per il no deal, sarebbe meglio saperlo ora che a Natale, ha spiegato. Parigi, del resto, non vuole un accordo ad ogni costo, anzi è pronta al veto nel caso di un’intesa ritenuta non soddisfacente. Pochi giorni ancora per chiudere o rinunciare, quindi. Anche perché un eventuale accordo commerciale dovrebbe essere ratificato dai parlamenti britannico e europeo prima di entrare in vigore il primo gennaio. La storia della Brexit, fin qui, ha insegnato che un deal è possibile anche al foto-finish. Allo stesso tempo lo spettro di una hard Brexit, con controlli alle frontiere e dazi sulle merci che viaggiano da una parte all’altra della Manica, aleggia ancora.
