SuperMario tenta di varare un governo autorevole, la strada è irta di insidie ma ce la può fare

Sembra aprirsi qualche spiraglio per il governo guidato da Mario Draghi, Anche Giuseppe Conte esce dal silenzio degli ultimi giorni e apre al premier incaricato: «Mi descrivono come un ostacolo, i sabotatori cerchiamoli altrove». Una mano tesa accompagnata da un ‘consiglio’: Le urgenze del Paese richiedono scelte politiche, no ai tecnici.
Conte punta ovviamente a entrare nel governo, a riunire e guidare il M5S, ora allo sbando, perché sa che una sua uscita di scena in questo momento e un governo che duri tutta la legislatura sarebbe la fine delle sue ambizioni politiche. Per il M5S anche Grillo ha fatto una virata degna di Luna Rossa, e – dopo aver escluso ogni appoggio a Draghi – avrebbe indicato ai 5s di sedersi al tavolo per rispetto al Colle ma anche per difendere l’agenda Conte.
Il centrodestra andrà alle consultazioni diviso. Berlusconi parteciperà ai colloqui e si dice favorevole all’ex presidente Bce, affermando che la scelta di conferirgli l’incarico di formare il nuovo governo va nella direzione che lui stesso aveva indicato.
Meglio che ognuno dica liberamente quello che ha in testa, prende atto Salvini, poi dà un aut aut al premier incaricato: Scelga tra le proposte della Lega e quelle del M5s. Draghi dovrà scegliere tra le richieste di Grillo e quelle nostre che sono il contrario. Meno tasse o più tasse. Noi siamo liberi’, è meglio che ognuno dica liberamente quello che ha in testa.
Netta la chiusura di Giorgia Meloni: Non so quale sia il programma di Draghi” ma “io sicuramente la fiducia non la voto. Al netto del voto di fiducia che io non darò, se portasse provvedimenti che io condivido per il bene dell’Italia, li voto
Il segretario dem Nicola Zingaretti ha auspicato la nascita di una maggioranza ampia ed europeista. Rivolgendosi ai 5 stelle li ha invitati ad entrare in un governo politico a guida Draghi, proprio come anticipato da Conte e sotenuto da Luigi Di Maio. Poi ha ribadito: Noi mettiamo sul campo punti di programma molto chiari, tra i quali una chiara vocazione europeista. Su questo, penso che noi e la Lega siamo forze alternative ma spetta al professor Draghi costruire il perimetro della maggioranza.
Matteo Renzi ha già indicato il suo sostegno al premier incaricato, la cui candidatura del resto ha sempre sostenuto. Resta da vedere come valuterà programmi e nomi dei ministri, perché mi sembra escluso che un ingresso di Conte nell’esecutivo, come da qualche parte si vocifera, riscuota il suo plauso. Per ora si limita a dichiarare: L’Italia avrà un nuovo Governo. Lo guiderà Mario Draghi. E questo ci dà un senso di tranquillità e di fiducia chegià dalle prime ore sta producendo risultati sui mercati internazionali ma anche nelle istituzioni del nostro Paese.
I dem e le sinistre puntano a costituire una maggioranza ampia intorno a Draghi, simile a quella Ursula che ha portato la Von der Leyen sul tetto dell’Europa. Ma non accettano un governo tecnico e puntano a un governo tecnico-politico, seguendo il precedente di Carlo Azeglio Ciampi versione 1993, quando fu chiamato a presiedere un esecutivo tecnico-politico: c’era Alberto Ronchey ma pure Nicola Mancino. “Draghi potrebbe già avere una maggioranza che lo sostiene, è quella che in Europa ha eletto Ursula von der Leyen”, ha detto il capogruppo Pd a palazzo Madama Andrea Marcucci al Messaggero.
Un puzzle ancora tutto da valutare. Vedremo se Draghi riuscirà nell’impresa di mettere insieme una maggioranza destinata a durare ma, con tutta la fiducia possibile nelle capacità di SuperMario, mi sembra una mission difficile.
Credo che Draghi difficilmente riuscirà a far coesistere Conte e Renzi in appoggio sostanzialmente allo stesso governo di prima, sia pur cambiando in meglio il premier e con ministri più capaci. Se Renzi lo facesse perderebbe la faccia, dopo aver cantato vittoria. Ma potrebbe convincere grillini, Salvini e Renzi a stare insieme, mettendo da parte l’ex premier, pomo della discordia. Lo sapremo sabato e valuteremo se Mattarella sarà riuscito a mettere una toppa alla difficilissima situazione oppure se assisteremo all’ennesimo flop di questa presidenza, iniziata col tentativo di mettere insieme M5S e Lega, continuata con la benedizione del matrimonio M5S – Pd, entrambi miseramente falliti.
