Censimento delle auto blu, è sparito causa pandemia, complici gli enti pubblici interessati

Ricordate le famose battaglie contro le auto blu considerate dai partiti anicasta il simbolo del potere dell’apparato pubblico? Ebbene, nel 2020 i Ministeri hanno tirato fuori la scusa della pandemia e hanno fatto saltare il censimento annuale delle supercar, delle auto blu, di cui è responsabile il ministero della Funzione pubblica, che a gennaio è stato definitivamente insabbiato. «Troppo bassa la percentuale di adesione degli enti pubblici all’indagine, crollata ai minimi storici, perciò i dati raccolti non sono rappresentativi», spiegano da Palazzo Vidoni non senza una punta di imbarazzo. Quindi imnvece di far sparire le auto blu è stato fatto sparire il censimento.
Le berline di Stato sono uno dei simboli della casta contro cui a suo tempo si scagliò Renzi che da premier cercò di accellerare il processo di riduzioni, con risultati non eccezionali, ed è poi stato ripreso come caval di battaglia dai Cinquestelle che, appena al Governo, sembra abbiano scordato questa battaglia.
Una ricerca fatta da Francesco Bisozzi, che ha pubblicato un articolo sul Messaggero, dimostra che gli ultimi dati certi sul parco auto dello Stato risalgono al 31 dicembre 2018 e sono contenuti nel report pubblicato a maggio 2019 dall’allora ministra della Pa Giulia Bongiorno. Allora aderirono al censimento l’80% delle amministrazioni pubbliche, vennero conteggiate 33 mila vetture, tra cui 3 mila auto blu. Quelle effettivamente in circolazione sarebbero però circa il 20 per cento in più secondo le stime dei tecnici di Palazzo Vidoni: le auto pubbliche senza autista potrebbero essere persino più di 36 mila, contro le 31 mila censite nel 2018, mentre le blu ammonterebbero nel complesso a circa 4 mila (alla fine del 2018 invece ne sono state conteggiate 3.366).
Ma in piena pandemia le Amministrazioni non hanno più comunicato i dati, soprattutto gli enti locali, i Comuni in primis, che possiedono a vario titolo almeno 16 mila mezzi, la metà dell’intera flotta pubblica. Ma anche Regioni, Province e città metropolitane non scherzano, vantano (si fa per dire) 3 mila auto blu, stando ai dati dell’ultimo censimento.
Nei cortili dei ministeri e della presidenza del Consiglio, sempre nel 2018, sono stati censiti 166 mezzi, di cui 70 supercar: il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con 96 mezzi a disposizione, di cui 10 a uso esclusivo con autista e 7 a uso non esclusivo con autista, figurava allora in testa alla classifica delle amministrazioni dello Stato con più vetture, blu e grigie. Scorrendo con lo sguardo i dati dell’ultimo censimento disponibile balzano poi agli occhi le 133 auto del Comune di Roma, di cui 131 con autista, sei volte di più rispetto a quelle del Comune di Milano, che sempre nel 2018 si era fermato a 22 mezzi di cui 17 blu. Impossibile non notare poi le 119 auto a disposizione della Regione Abruzzo (ma quelle con autista sono 8), le 84 della Regione Sardegna (ben 55 in questo caso quelle di lusso con autista incluso), le 59 auto blu della Campania e le 58 della Calabria.
Dal 2014 le amministrazioni pubbliche hanno l’obbligo di comunicare i dati delle auto di servizio utilizzate per consentire alla Funzione pubblica di avere un quadro completo della situazione. I termini per partecipare al monitoraggio delle vetture usate dalle amministrazioni fino al 31 dicembre 2019 sono stati prorogati due volte lo scorso anno per effetto dell’emergenza, prima al 30 settembre e poi al 23 novembre. Nonostante il maggior tempo concesso la maggior parte degli enti non ha risposto però all’appello: nel 2018 la percentuale di adesione era stata dell’82% contro il 67% dell’anno precedente, mentre questa volta sarebbe precipitata sotto la soglia del 50%.
Il ministero della funzione pubblica dovrà far ripartire il conteggio da zero per capire di quante vetture dispone effettivamente lo Stato oggi e assicurarsi che le sanzioni nei confronti degli enti che hanno fatto scena muta vengano applicate. La norma prevede in questi casi la riduzione della capacità di spesa destinata all’acquisto di auto e buoni taxi. Ma ci sembra che da tempo sia una battaglia destinata a essere persa, Don Chisciotte contro i mulini a vento.
