Governo Draghi: il malumore di Berlusconi. E il grillino Cingolani viene dalla Leopolda di Renzi

ANSA/BERND KAMMERER / POOL
ROMA – Sarà dura, per i giornalisti, lavorare con il governo presieduto da Mario Draghi. Anticipazioni, indiscrezioni, fughe di notizie sono parole bandite dal vocabolario del nuovo inquilino di Palazzo Chigi. La dimostrazione di quanto sia impenetrabile Mario Draghi, l’abbiamo avuto con la squadra dei ministri: non è filtrato nulla prima. E anche dopo non manca il rompicapo: il ministro della Transizione ecologica, considerato un suggerimento di Beppe Grillo, in realtà sarebbe vicino a Matteo Renzi. Si tratta infatti di Roberto Cingolani, che teneva banco dal palco, e dai microfoni, della Leopolda. Un renziano spacciato per grillino? I leader di partito hanno avuto la lista dei componenti del governo un attimo prima che Draghi salisse al Quirinale. E molti ministri, contattati informalmente, hanno saputo di far parte della squadra direttamente dalla televisione. Il tempo della spettacolarizzazione di Conte e del suo braccio destro Casalino è finito. Personalmente sono contento: i giornalisti torneranno as fare il loro mestiere di cercatori di notizie perchè le uniche veline rimaste in circolazione saranno quelle di Striscia la notizia.
SCONTENTI – C’è generale soddisfazione negli ambienti politici. Ma non mancano gli scontenti, a testimonianza che non c’è stata vera contrattazione. L’unità nazionale del professore dà ampio spazio alla rappresentanza parlamentare ma vede tecnici di alto profilo in ruoli chiave soprattutto in chiave Recovery plan, da Daniele Franco a Roberto Cingolani. La prospettiva appare di lunga durata: il premier tiene il polso del governo e, senza ‘cancellare’ la politica o il Parlamento, sceglie tra i politici molti ex ministri, per essere subito operativi. Il pluralismo politico sarebbe un viatico anche per una eventuale futura elezione di Draghi alla presidenza della Repubblica. Ma in realtà la prima reazione alla lettura della lista ha fatto trapelare malumori che sembrano preannunciare tutte le difficoltà a mettere insieme le sensibilità della larga maggioranza. Non solo, più di un partito lamenta deleghe poco pesanti. Tra i delusi si segnalano i contiani e quei Cinque stelle che avevano combattuto Roberto Garofoli quando era al ministero dell’Economia e ora lo vedono approdare al ruolo chiave di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Mentre dal centrodestra – raccontano di una telefonata a tratti tesa anche tra Silvio Berlusconi e Draghi – emerge il malcontento di chi vede nei nomi scelti per Fi e Lega un’impronta anti-sovranista, che guarda apertamente ai moderati e al Ppe. E’ con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con cui i contatti sono costanti fin dall’assegnazione dell’incarico, che Draghi ha messo a punto la sua squadra. Secondo alcune fonti, le telefonate tra l’ex capo della Bce e il presidente sono state numerose, per tutta la giornata. Marta Cartabia, ministro della Giustizia, è stato un nome proposto dal capo dello Stato al premier, che ha accettato il suggerimento.
MATTARELLA – All’insegna della continuità Mattarella ha chiesto la conferma dei ministri dell’Interno Luciana Lamorgese e della Difesa Lorenzo Guerini. Il capo dello Stato si è poi impegnato insieme a Draghi, a quanto si apprende in ambienti del Quirinale, sulla formazione dei ministeri che più appaiono una novità nell’esecutivo di Draghi: particolarmente complessa è infatti l’operazione di smembramento e accorpamento di competenze che porta alla nascita delle nuove deleghe alla Transizione ecologica e digitale. Per il resto, assicurano dal Colle, è stato Draghi a comporre l’incastro di deleghe e nomi. Il premier incaricato torna a Roma dall’Umbria in mattinata e lavora fino all’ultimo in solitaria, tanto che quando Giuseppe Conte presiede alle 15 il suo ultimo Cdm, il volto di chi tra i suoi ministri aspira alla riconferma appare teso. Si sondano tra loro. Verdetto: nessuno sa nulla. Conte, che in serata, mentre Draghi era al Quirinale è stato avvistato all’Ikea: avrebbe sentito il suo successore prima del Cdm per informarlo del decreto di proroga del blocco agli spostamenti tra le Regioni, poteva sapere qualcosa, ma anche lui non si è sbottonato. A sera, quando si è prospettata l’ipotesi di un rinvio, con le segreterie ancora al buio, sono cominciati a crescere nervosismi serpeggianti da giorni. Solo all’ultimo (ma contatti riservati con gli ambasciatori ci sarebbero stati nei giorni scorsi) sono arrivate le telefonate a Matteo Salvini, Nicola Zingaretti, Silvio Berlusconi, Matteo Renzi. Ministri come Luigi Di Maio e Roberto Speranza avrebbero avuto la certezza solo alla lettura della lista.
RENZI – Nel Pd vengono rappresentate le tre grandi anime, ma Guerini, che guida la minoranza, entra in quota Colle. Nella Lega, forte la presenza di Giancarlo Giorgetti, anche con il fedelissimo Massimo Garavaglia. Raccontano di una telefonata tesa in cui Berlusconi, pur confermando il sostegno convinto a Draghi, avrebbe espresso la preferenza per nomi, come Antonio Tajani e Annamaria Bernini, che rispecchierebbero più di altri la linea di Fi. Dentro ci sono molti ministri dei governi Conte 1 e 2 ma fuori restano alcuni tra quelli considerati più vicini a Conte: Bonafede, Fraccaro, Gualtieri, Boccia. Entra invece Vittorio Colao, che fu autore delle prime bozze di Recovery poi abbandonate. Smentite le voci di un ingresso diretto del premier uscente, le anime pentastellate vengono tutte rappresentate al governo, anche se malumori trapelano per come si preannuncia la struttura del ministero della Transizione ecologica. Secondo i Cinque stelle sarebbe stato Beppe Grillo a proporre il nome di Roberto Cingolani. Da Iv – che avrebbbe chiesto fino all’ultimo l’Agricoltura per Bellanova ma ha ottenuto la famiglia per Bonetti – dicono invece che il ministro è vicino a Matteo Renzi, ospite in passato della Leopolda. Domande? Spiegazioni? Vita dura per i giornalisti: Draghi ha snocciolato la lista e ha chiuso la bocca. Padroni di ricamare e malignare.
