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Congo: ambasciatore Attanasio e carabiniere Iacovacci uccisi nella foresta. Mattarella: «Italia in lutto»

Una foto tratta dal profilo Facebook della moglie dell’Ambasciatore italiano Luca Attanasio, Zakia Seddiki, Roma, 22 Febbraio 2021. FACEBOOK

ROMA – «Ho accolto con sgomento la notizia del vile attacco che poche ore fa ha colpito un convoglio internazionale nei pressi della citta di Goma uccidendo l’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista. La Repubblica Italiana è in lutto per questi servitori dello Stato che hanno perso la vita nell’adempimento dei loro doveri professionali in Repubblica Democratica del Congo». Cosi’ il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio. E aggiunge: «Nel deprecare questo proditorio gesto di violenza, gli italiani tutti si stringono nel cordoglio intorno alle famiglie delle vittime, cui desidero far pervenire le condoglianze piu’ sentite e la piu’ grande solidarieta». Dalle dip0lomazie di tutto il mondo stanno arrivando messaggi di cordoglio all’Italia.

Secondo alcune fonti, l’ambasciatore Attanasio e il carabiniere Iacovacci sarebbero stati portati nella foresta, dopo aver eliminato l’autista Mustapha Milambo, e uccisi. Così sarebbero morti l’ambasciatore italiano in Congo e il carabiniere di scorta, secondo una prima ricostruzione delle fonti di polizia locali, al vaglio degli inquirenti italiani. Il commando di 6 persone avrebbe prima attaccato il convoglio e ucciso l’autista. Gli assalitori avrebbero quindi condotto gli altri nella foresta e, proprio mentre stavano arrivando delle forze locali in soccorso, avrebbero sparato al carabiniere, circostanza nella quale anche l’ambasciatore è morto.

Chi ha perpetrato l’attentato? Secondo una prima ricostruzione, n commando composto da sei uomini armati ha attaccato il convoglio del quale faceva parte l’ambasciatore italiano a Kinshasa, Luca Attanasio, ucciso insieme al carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci, 30 anni di Sonnino, ed all’autista congolese. E’ quanto si apprende l’ da fonti di intelligence, secondo cui l’ambasciatore avrebbe dovuto recarsi nel territorio di Rutshuru per ispezionare le attività condotte dal World Food Programme. Lungo il percorso, l’ambasciatore e gli altri membri del convoglio sono stati attaccati e gli aggressori li hanno obbligati a fermarsi sparando colpi di avvertimento. L’attacco è avvenuto nel percorso tra Goma e Bukavu da parte, secondo le prime informazioni, di un commando terroristico che ha utilizzato armi leggere. Sulla dinamica e il movente sono ancora in corso accertamenti.

AGGIORNAMENTO DELLE 20,00

Il presidente della Repubblica democratica del Congo, Félix Tshisekedi Tshilombo, si è detto costernato dall’assassinio di Luca Attanasio, ambasciatore italiano nel Paese, e di altre due persone, il suo carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo. Il capo dello Stato congolese, citato dal sito Actualite.cd, condanna fermamente questi atti odiosi, perpetrati a Kibumba, vicino a Goma (nel Kivu-Nord) e ha dato l’incarico ai servizi preposti di fare luce sul caso, in modo che i responsabili siano identificati e assicurati alla giustizia.

Intanto la piccola comunità di Capocroce, frazione del comune di Sonnino in provincia di Latina, si stringe attorno alla famiglia di Vittorio Iacovacci, il carabiniere rimasto ucciso in Congo insieme all’ambasciatore Luca Attanasio. E’ continuo il viavai di conoscenti e parenti che giungono nella villetta abitata dalla famiglia di Vittorio, presidiata all’ingresso dai Carabinieri che con la loro presenza fanno scudo al dolore composto dei parenti. Era la prima missione, quella in Congo, per il giovane carabiniere che, come raccontato da alcuni amici, si sarebbe dovuto sposare la prossima estate per tornare a vivere proprio a Capocroce dove stava costruendo una casa accanto ai genitori.

«Una notizia straziante che non si vorrebbe mai ricevere – ha detto commosso il sindaco di Sonnino, Luciano De Angelis – sono vicino al fratello e alla sua famiglia. Lavoratori onesti che hanno dedicato la vita a crescere i figli. Il giorno dei funerali – prosegue il primo cittadino – sarà proclamato il lutto cittadino e non appena terminerà l’emergenza Covid-19 lo ricorderemo pubblicamente come merita. Vittorio rappresenta Sonnino con grande orgoglio e una grandissima umanità». Intanto anche sul corso principale di Sonnino, dove si trova la stazione locale dei Carabinieri, i residenti si sono raccolti per ricordare il loro giovane eroe. «Vittorio d’estate tornava spesso per trascorrere le vacanze con la famiglia, ci mancherà».

IL RICORDO DELL’ECCIDIO DI KINDU NEL 1961: VENNERO UCCISI 13 AVIATORI ITALIANI

L’episodio piu’ sanguinoso avvenuto nel territorio dell’attuale Repubblica democratica del Congo ai danni di italiani risale all’11 novembre del 1961, quando vennero trucidati 13 nostri aviatori. I nostri militari si trovavano in Congo, all’epoca Repubblica del Congo, nell’ambito di una missione delle Nazioni Unite. Due velivoli da trasporto dell’Aeronautica Militare, due “Vagoni volanti” C-119 della 46esima Aerobrigata di Pisa atterrano all’aeroporto di Kindu, vicino al confine con il Katanga, la regione dalla quale e’ dilagata la sanguinosa guerra civile che minaccia la giovane repubblica africana, proclamata il 30 giugno del 1960. I due aeroplani italiani trasportano i rifornimenti per i ‘caschi blu’ malesi della guarnigione di Kindu. Dopo le procedure di scarico del materiale i tredici militari, due equipaggi completi più un ufficiale medico, escono senza armi dall’aeroporto per portarsi presso una vicina mensa dell’Onu. Mentre stanno ancora pranzando vengono sorpresi da un gruppo di militari congolesi ammutinatisi. Nell’aggressione uno degli ufficiali, il medico, viene ucciso, gli altri vengono trascinati in una prigione e poi trucidati. Dopo neanche ventiquattr’ore la quarantaseiesima Aerobrigata perde in Congo altri quattro uomini a seguito dell’atterraggio di fortuna tentato da un C119. I corpi dei 13 aviatori trucidati non saranno ritrovati subito e inizialmente si teme che i ribelli e la folla ne abbiano fatto scempio. Solo in seguito si scoprirà che erano stati sepolti in due fosse comuni e saranno riesumati solo quattro mesi più tardi.


Sandro Bennucci

Direttore del Firenze PostScrivi al Direttore

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