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Intercettazioni. custodia vietata per i reati lievi, lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue

Corte Giustizia Europea01
La Corte di giustizia europea

BRUXELLES – La Corte europea di Giustizia bacchetta la magistratura italiana, responsabile di gravi comportamenti in tema di intercettazioni. La pronuncia è clamorosa e potrebbe avere ripercussioni su migliaia di processi in Italia imbastiti dalle toghe sulla base di milioni di pagine d’intercettazioni. Un bel colpo alla vanagloria delle nostre toghe che si ritengono intoccabili e le migliori del mondo.

La Corte ha stabilito che la custodia dei verbali di intercettazione telefonica e di dati è vietata in tutti i casi di reato lieve, quando la gravità sia esclusa. La Corte Europea, riunita in quella che va sotto il nome di Grande Sezione, il 2 marzo ha pronunciato la sua sentenza assolutoria: è vietato alla magistratura inquirente ricorrere per reati di lieve entità a intercettazioni rimaste a lungo nella disponibilità degli inquirenti, riportano il Riformista e il quotidiano Libero.

Tutte le intercettazioni che, non costituendo immediatamente riprova di minacce gravi alla sicurezza pubblica, sono rimaste per anni nella disponibilità dei magistrati, costituendo una indebita violazione del diritto alla privacy, dovranno essere distrutte.

La Corte Costituzionale quindi dovrà adeguarsi alla sentenza della Corte di Giustizia europea, essendo essa fonte del diritto primaria. Una sentenza che è una vera e propria bomba sul sistema della idoneità e della conservazione dei tabulati presso gli inquirenti stessi. Si legge: «La circostanza che il pubblico ministero sia tenuto ad agire solo in base alla legge e al suo convincimento non può essere sufficiente per conferirgli lo status di terzo rispetto agli interessi in gioco. Il principio impone al giudice penale nazionale di escludere informazioni ed elementi di prova che siano stati ottenuti mediante una conservazione generalizzata e indifferenziata dei dati relativi all’ubicazione incompatibile con il diritto dell’Unione (…) qualora tali persone non siano in grado di svolgere efficacemente le proprie osservazioni in merito alle informazioni e agli elementi di prova suddetti, riconducibili a una materia estranea alla conoscenza dei giudici e idonei a influire in maniera preponderante sulla valutazione dei fatti».
Una pronuncia che farà abbassare la cresta (lo speriamo) a molte procure, tarperà le ali a molte inchieste nate per motivi politici e avrà effetti su migliaia di processi.


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Ezzelino da Montepulico


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