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Dantedì: Germania critica enfasi manifestazioni, Franceschini reagisce

Dante Alighieri

ROMA – Dante Alighieri non ha inventato nulla, né il volgare cioè l’italiano, né il viaggio nell’aldilà descritto nella Divina Commedia, per cui non si capisce che cosa debbano festeggiare gli italiani. In sostanza, è questo ciò che sostiene un editoriale – Separare il buono dal cattivo – pubblicato dal giornale tedesco Frankfurter Rundschau a firma di Arno Widmann, giornalista e traduttore.

Non ci sarebbe niente di nuovo neppure per il tema della Commedia. Nella tradizione musulmana c’è il racconto del viaggio di Maometto in Paradiso, scrive Widmann che cita uno studio dell’arabista spagnolo Miguel Asin Palacios secondo cui il poeta fiorentino avrebbe conosciuto e usato il testo.

Alle critiche neanche troppo velate risponde il ministro della Cultura Dario Franceschini e lo fa citando Dante: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa (Inferno III, 51)”. Di diverso avviso il corrispondente dall’Italia della ‘Frankfurter Allgemeine Zeitung’ ed ex presidente della stampa estera in Italia, Tobias Piller: “Non ho letto da nessuna parte né arrivista né plagiatore. Mi sembra un articolo che inquadra Dante nel suo tempo e ne spiega la grandezza ai tedeschi”.

Nell’analisi della Divina Commedia pubblicata dalla Frankfurter Rundschau anche un paragone tra l’opera di Dante Alighieri e quella di Shakespeare. L’autore sottolinea criticamente “il piacere di giudicare e condannare” dell’autore fiorentino. “L’amoralità di Shakespeare, la sua descrizione di ciò che è, ci sembra anni luce più moderna dello sforzo di Dante di avere un’opinione su tutto, di trascinare tutto davanti al giudizio della sua morale. Tutta questa gigantesca opera è lì solo per permettere al poeta di anticipare il Giudizio Universale, di fare il lavoro di Dio” e di dividere il buono dal cattivo, conclude il giornalista.

Il prestigio della Divina Commedia ha imposto la propria lingua a tutta l’Italia, ha detto all’Adnkronos Enrico Malato, professore emerito di letteratura italiana dell’Università Federico II di Napoli, presidente del Centro Pio Rajna, presidente della Commissione scientifica dell’Edizione Nazionale dei Commenti danteschi e coordinatore della Nuova Edizione commentata delle Opere di Dante. «La maggior parte delle lingue europee si sono imposte per conquista del potere, l’italiano di Dante si è imposto per il prestigio di un’opera letteraria ed è stato il primo caso in Europa», ha aggiunto Malato.

Non entriamo nella discussione e diatriba linguistica e letteraria, solo ci sembra che fra le mille manifestazioni che fioriscono già in Italia per celebrare Dante, molte sono (e saranno) non consone all’importanza dell’evento o addirittura oggetto d’ironia, soprattutto a Firenze. In effetti c’è già chi critica la colossale scultura Abete dell’artista Giuseppe Penone, la più grande mai collocata nello spazio pubblico del centro. Lo riferisce il Corriere Fiorentino: «Già fa discutere. Chi lo chiama «Spelacchio due la vendetta» riferendosi al famoso albero di Natale di Roma, il più contestato della storia del Natale. Chi, come ha scherzato lo stesso sindaco Nardella, ha già interpellato il primo cittadino su questa nuova opera iniziando con le battute. Un passante mi ha detto: Sindaco, è primavera e tu metti un albero secco?».


Ezzelino da Montepulico


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