Val di Susa e NoTav, dopo 15 anni problema ancora irrisolto
Torna a esplodere la contestazione dei notav valsusini, mescolati ai centri sociali di Torino. Come in passato, come ai tempi dei sondaggi del 2009 che violarono il sacro suolo della Val di Susa e dell’inizio del cantiere di Chiomonte, ormai bersaglio preferito degli estremisti. Seconda notte sulle barricate per i No Tav che da lunedì occupano il presidio di San Didero, ormai un fortino all’interno del nuovo cantiere dell’autoporto. Il comune di San Didero da sempre è stata una roccaforte dei No Tav, fin dal 2005 quando ci furono i più gravi scontri con la polizia a Venaus.
E ieri sera la protesta si è spostata in paese, tra le case dei valligiani, molti hanno assistito agli scontri da dietro le finestre delle loro abitazioni perché un centinaio dei 400 manifestanti arrivati in serata, dopo un’assemblea al salone polivalente, ha portato le barricate fino all’ingresso del paese. E’ stato verso le 21 che la protesta si è spostata dalla statale e dalla ferrovia alle vie abitate del comune valsusino, poche centinaia di abitanti e un’amministrazione che si è dichiarata No Tav fin dall’inizio della protesta.
Ieri sera 9i rivoltosi hanno rovesciato cassonetti e creato una barricata su via Abbegg cercando di resistere all’idrante e ai lacrimogeni di polizia e carabinieri. Hanno lanciato pietre contro le forze dell’ordine, una di queste ha colpito in pieno petto il vicequestore aggiunto Paolo Lomanto, dirigente del commissariato San Paolo. Il colpo è stato violento, il poliziotto ha avuto una crisi respiratoria ed è stato trasportato all’ospedale di Rivoli. Le sue condizioni sono stabili. Salgono così a cinque i feriti delle prime 24 ore di scontri.
Oggi è San Didero il centro della protesta No Tav nell’area dove Telt ha previsto la costruzione del nuovo autoporto. Qui sabato è stata annunciata una nuova manifestazione a cui parteciperanno i sindaci ma che potrebbe diventare un appuntamento nazionale in grado di richiamare anche manifestanti da fuori Piemonte come in Valle di Susa è successo già molte volte. Dopo le prime due notti di proteste sembra ormai chiaro che si è appena aperta una nuova stagione di proteste No Tav.
Che in passato hanno dato luogo a scontri anche molto aspri, che le forze dell’ordine e i prefetti sono riusciti a contenere, per non ripetere il clamoroso episodio di Venaus del 2005, quando le Forze dell’ordine furono imbottigliate nella valle e dovettero uscire col permesso dei rivoltosi fra due ali di folla urlante.
Un episodio che non di dovrà mai più ripetere e che non si è ripetuto nelle tre campagne successive del 2009, 2011, e 2017, visto che la Procura di Torino, la Digos e la prefettura hanno denunciato e perseguito chi aveva commesso violenze. Salvo poi un atteggiamento benevolo, consueto, della magistratura giudicante.
Sono due i fattori che debbono essere mutati, un atteggiamento più consono della politica e un intervento più deciso della magistratura giudicante. Il M5S ad esempio si in sede locale che nazionale, pur stando al governo continua a strizzare l’occhio al movimento, e questo non consente di risolvere compiutamente la quastione, che ricade tutta sulle spalle delle Forze dell’ordine. Ma è una situazione che va avanti da oltre 15 anni senza che nessun governo abbia voluto (o potuto) porvi rimedio.
