Morte di Niccolò Ciatti, il padre: «Presto libero chi ha ucciso mio figlio. E’ vergognoso»

FIRENZE – «In quattro anni in Spagna non sono stati in grado di fare un processo, e non c’entra il Covid. Rassoul Bissoultanov uscirà impunito dopo quello che ha fatto a Niccolò, è vergognoso. Dovrebbe avere un obbligo di firma, ma non avrà neanche il braccialetto elettronico e, anche se gli verrà ritirato il passaporto, sarà libero di spostarsi per l’Europa. Ci sentiamo presi in giro. Perché l’Italia non interviene?».
Luigi Ciatti, padre di Niccolò, il 21enne di Scandicci pestato a morte la notte tra l’11 e il 12 agosto del 2017 in una discoteca di Lloret de Mar, in Spagna, commenta la notizia che già nelle prossime ore potrebbe essere scarcerato il ceceno Rassoul Bissoultanov, principale imputato, ma non l’unico, per l’omicidio. «Il processo – afferma Luigi Ciatti – dovrebbe iniziare tra novembre e dicembre, oltre il termine di quattro anni previsto per la carcerazione preventiva».
Per questo motivo i legali di Bissoultanov hanno potuto avviare l’iter per la richiesta di scarcerazione del loro assistito. Il ceceno, esperto di arti marziali, in particolare del tipo di lotta chiamata Mma, la notte tra l’11 e il 12 agosto del 2017, sulla pista da ballo della discoteca St Trop, insieme a due connazionali, improvvisamente prese di mira Niccolò Ciatti, che stava trascorrendo con i suoi amici l’ultima serata della vacanza in Costa Brava. Così iniziò il pestaggio mortale. Bissoultanov, poco più grande di Niccolò, sferrò un violentissimo calcio alla testa del ragazzo di Scandicci, che non si rialzò più. Morì in ospedale alcune ore dopo.
Almeno un altro componente del terzetto dei ceceni, Movsar Magomadov, avrebbe preso parte attiva al pestaggio e sarà chiamato a rispondere di omicidio nel processo che dovrebbe celebrarsi in Spagna. Nei suoi confronti la procura di Roma aveva chiesto e ottenuto una misura cautelare in carcere, che era stata eseguita a Strasburgo, dove i giovani ceceni, figli di rifugiati, risiedono. Ma la Francia ha negato l’estradizione di Magomadov, successivamente rimesso in libertà.
