Referendum giustizia: anche Camere penali contro magistrati e Anm

ROMA – Anche l’avvocatura reagisce contro l’uscita arrogante e scomposta dell’Anm, in tema di referendum, anche se poi l’Associazione dei magistrati è stata costretta a fare marcia indietro dopo le polemiche.
«Parole sorprendenti, che mostrano solo lo stato confusionale in cui si trova la magistratura italiana». Non usa mezzi termini, il presidente dell’Unione Camere Penali Italiane, Gian Domenico Caiazza, nel commentare la reazione dell’Anm il cui presidente Luca Poniz ha duramente attaccato i referendum sulla giustizia promossi da Lega e Partito Radicale. Trovo veramente stupefacenti – dice l’avvocato all’AGI – le parole del presidente Santalucia, che confermano l’enorme difficoltà della magistratura associata di comprendere la profondità della crisi che la riguarda.
Per Caiazza quelle arrivate dal presidente dell’Anm sono parole gravi perché il referendum è uno strumento costituzionale, pensato proprio per consultare la volontà popolare. Per questo motivo, immaginare che l’associazione nazionale della magistratura critichi una consultazione popolare ha dell’incredibile.
Ma si aspettava una reazione del genere?
Sì, ma non in questi termini risponde Caiazza. L’Anm ha pieno diritto di intervenire nel dibattito sui quesiti referendari e dire la sua, se non è d’accordo, ma di certo non con toni così minacciosi.
Ci saranno degli effetti di questi attacchi?
Non credo – dice l’avvocato – che ci sia una diretta conseguenza a tutto ciò ma deve far riflettere l’Anm e la magistratura italiana tutta sulla gravità di queste parole. In altri termini, prosegue, l’Anm dimostra di non comprendere la realtà, ossia una crisi così profonda di tutto il sistema.
Le parole di Santalucia rispecchiano lo stato confusionale dell’Anm incalza Caiazza ricordando che il confronto si fa sui quesiti. Quando si fa un referendum, non si può mettere in discussione la natura stessa dello strumento che è una forma di manifestazione democratica diretta. Quindi ricorda come la nostra democrazia si esplichi in due forme: Il voto, e cioè la delega al Parlamento che è la forma ordinaria e poi il referendum che è abrogativo di una legge. Mi sembra un disegno equilibrato e incontestabile. E cosa farebbe l’Anm di fronte ad un Parlamento che legifera una legge di cui non è d’accordo? – è la sua provocatoria domanda – reagirebbe in questi termini?.
