Popolo Lgbti: 15 capi di stato e di governo firmano appello contro discriminazioni

ROMA – Draghi si schiera a favore del popolo Lgbti e a favore della legge che legittima il perseguimento, da parte della magistratura, delle opinioni e non dei reati. Dando alla magistratura un ulteriore potere di perseguire chi più gle aggrada, secondo i propri convincimenti. Si legittima la caccia a chi non segue quello che dalle sinistre viene considerato politicamente corretto.
«L’odio, l’intolleranza e la discriminazione non hanno posto nella nostra Unione. Ecco perché, oggi e ogni giorno, sosteniamo la diversità e l’uguaglianza Lgbti in modo che le nostre generazioni future possano crescere in un’Europa di uguaglianza e rispetto». E’ il messaggio con cui Palazzo Chigi accompagna su Twitter la pubblicazione di una lettera alle istituzioni europee firmata dal premier Mario Draghi e altri quindici capi di Stato e di governo dell’Unione, da Emmanuel Macron ad Angela Merkel. Lo stesso messaggio è stato rilanciato su Twitter in contemporanea da altri leader firmatari, da Pedro Sanchez a Mark Rutte. L’iniziativa non menziona esplicitamente la legge varata di recente da Budapest, ma arriva prima del vertice Ue, dove sarà sollevato il tema.
Nella missiva si legge: «In occasione della giornata dell’orgoglio Lgbti, il 28 giugno, e alla luce delle minacce contro i diritti fondamentali, ed in particolare il principio di non discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, esprimiamo il nostro attaccamento ai nostri valori comuni fondamentali».
A firmare la missiva sono i leader di Belgio, Danimarca, Germania, Italia, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Cipro, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Olanda, Finlandia e Svezia.
«Sarà un giorno per ricordare che siamo società diverse e tolleranti, impegnate nel libero sviluppo della personalità di ciascuno dei nostri cittadini, incluso il loro orientamento sessuale e identità di genere. Sarà inoltre un momento per celebrare che, negli ultimi anni, abbiamo fatto una lunga strada a favore di questi principi, che riteniamo essere il fondamento dell’Unione europea».
