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Scuola, accesso alla professione di docente. Una riforma necessaria nel quadro del Pnrr italiano

Rientro a scuola ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

Da tempo i sindacati denunciano il caos che si verifica ogni anno all’inizio dell’anno scolastico, e lamentano. oltre agli scarsi stipendi, inferiori alle medie europee, anche i disagi per le continue modifiche delle regole di attribuzione delle cattedre, molte della quali assegnate per supplenza all’ultimo tuffo.

II Governo ha dunque l’intenzione di rimettere mano sul reparto scuola e insegnamento, come ha confermato anche il Presidente Mario Draghi recentemente, che in conferenza stampa ha ribadito di stare lavorando insieme ai tecnici affinché buona parte delle risorse del PNRR siano destinate a questo settore. In questo contesto si inserisce anche il progetto di riforma per l’accesso alla professione di docente, che prevede di cambiare regole e requisiti per l’insegnamento.

Il primo intervento rilevante promosso dalla riforma scolastica riguarda i requisiti per l’accesso all’insegnamento. Secondo quanto annunciato (qui la conferenza), l’Esecutivo pare abbia in mente di rivedere le regole per l’abilitazione, riconoscendola a coloro i quali possono far valere 60 crediti universitari (24 dei quali di tirocinio formativo).

La riforma è stata anticipata dai responsabili dei ministeri Istruzione e Università, Patrizio Bianchi e Maria Cristina Messa, ai capigruppo di maggioranza delle VII commissioni di Camera e Senato, martedì 9 novembre 2021. Stando a quanto emerso, tuttavia, il testo definitivo dovrebbe essere approvato insieme alla prossima legge di bilancio. L’intervento, quindi, rientra tra quelli previsti dalla manovra 2022.

Concorso insegnamento
La riforma scuola andrebbe a rivedere anche le regole per l’accesso al concorso insegnanti. Nello specifico, il titolo universitario conseguito (ovvero i 60 CFU e il tirocinio) permetterà l’iscrizione al bando e la partecipazione alla selezione. Le prove del concorso saranno ridotte ad una sola prova scritta, ovvero un test a risposta multipla.

Per contrastare la situazione di precariato nel mondo della scuola, inoltre, si sta valutando di permettere agli studenti universitari di scegliere, durante il corso di laurea, esami utili a conseguire 60 crediti nel settore pedagogico (compreso il tirocinio da svolgere presso le scuole). In questo modo la laurea conseguita avrà valore abilitante. Anche in questo caso, tuttavia, l’ammissione a ruolo dipenderà dal superamento del concorso. Rimane invece l’anno di prova, conseguente al superamento dei test, per la conferma del posto.

Abbiamo scelto di cominciare con l’istruzione perché il piano dovrebbe disegnare l’Italia di domani, ha dichiarato Mario Draghi. “Istruzione e ricerca sono determinanti per la crescita e l’economia – ha aggiunto lo stesso durante la conferenza stampa di presentazione del PNRR– ma anche per il benessere dei giovani che non devono andare a cercare e crearsi un destino fuori dall’Italia.

Ricordate la famosa riforma della buona scuola esaltata a suo tempo da Renzi che la promosse quale elemento essenziale dell’azione del duo governo? Anche quella, come tutte le precedenti ha lasciato il tempo che ha trovato, e in alcuni casi è stata anche fonte di polemiche. Come succede ogni volta che si vuol porre mano alla modifica della scuola e dell’Università.

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