Corte Cassazione: nominati altri 48 consiglieri dal Csm. Il plauso del presidente Curzio

ROMA- Via libera del Consiglio superiore della magistratura alla copertura di 48 posti di consigliere della corte di Cassazione, tra settore penale e civile. Il plenum ha approvato tre delibere della terza commissione a larga maggioranza, con l’astensione dei togati Sebastiano Ardita e Nino di Matteo e per la terza anche del laico Fulvio Gigliotti.
«Oggi completiamo un lungo percorso che ha portato a rafforzare significativamente i ranghi della legittimità – ha sottolineato il relatore delle proposte, il togato Giovanni Zaccaro – Quarantotto consiglieri ai quali si aggiungeranno presto 9 consiglieri per meriti insigni e che si sommano ai 14 già trasferiti alla Procura generale ed i 9 già trasferiti al Massimario. Un lavoro faticoso e di qualità che aiuterà la Corte di Cassazione a realizzare gli obiettivi del Pnrr.
Resta la considerazione che l’enorme carico di lavoro della Cassazione non si può affrontare solo con la copertura dell’organico ma affrontando strutturalmente i motivi che lo determinano e ragionando sulle riforme legislative del passato che hanno accresciuto enormemente il contenzioso di legittimità».
Plauso per il corposo provvedimento è stato espresso dal primo presidente della Cassazione, Pietro Curzio che, intervenendo in plenum prima del voto, ha ringraziato il Csm per la decisione dopo 4 anni senza assegnazioni sottolineando «una situazione particolarmente critica dell’ufficio sottoposto a una pressione numerica assolutamente
anomala, che nel 2020 è consistita in 32.548 ricorsi civili 38.508 penali. Siamo oltre gli 80mila ricorsi in un anno, qualsiasi ufficio che riceva 80mila ricorsi in un anno è sottoposto a tensioni incredibili e questa dimensione numerica comporta problemi sui tempi e sulla qualità dei provvedimenti».
È anche vero che, se i magistrati si sforzassero di realizzare una migliore produttività e avessero meno ferie, forse la situazione migliorerebbe senza tante assegnazioni di nuovi elementi. Ma il problema dell’efficienza della giustizia è uno di quelli difficili da risolvere per le resistenze degli stessi magistrati, che non vogliono abdicare alle loro prerogative, che a molti sembrano privilegi.
