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Draghi: appello all’unità nazionale. Pnrr è di tutto il Paese

Mario Draghi

Metterà la fiducia, Mario Draghi nella manovra di governo che potrebbe essere approvata definitivamente il 31 dicembre, San Silvestro. Poco prima del cenone di Capodanno. E lancia un appello al Paese: «Lo stesso spirito di collaborazione, la stessa determinazione, lo stesso orgoglio di rappresentare l’Italia che hanno segnato l’unità nazionale in questo 2021, ci deve accompagnare anche il prossimo anno». Il Premier sembra fare un primo bilancio degli undici mesi di governo, davanti agli ambasciatori italiani riuniti alla Farnesina. Rivendica il ruolo centrale conquistato dall’Italia sulla scena internazionale. E rinnova la sua chiamata alla responsabilità della politica e delle istituzioni, ma anche delle parti sociali, di fronte alle significative sfide della lotta al Covid e dell’attuazione del Pnrr.

MATTARELLA – Tutto questo perché ne va della credibilità davanti ai cittadini e ai partner stranieri. E perché il Recovery plan non è il piano di rilancio di questo governo, non è legato al nome di Draghi, ma è di tutto il Paese. Le parole del presidente del Consiglio arrivano all’indomani dell’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella davanti alle alte cariche dello Stato, un discorso di congedo segnato da un appello alla responsabilità e all’unità dei partiti, per continuare ad affrontare senza divisioni la crisi Covid. In nome di quella responsabilità i partiti hanno risposto alla chiamata del capo dello Stato per il governo Draghi. Ma la sfida, avverte ora il presidente del Consiglio, non si è esaurita: l’Italia ha dimostrato, ancora una volta, di saper reagire alle crisi più dure con coraggio, determinazione, unità” e deve continuare a farlo. A poche settimane dal voto del capo dello Stato, mentre dal teatro del Maggio di Firenze si leva per Mattarella una nuova ovazione con richiesta di bis, tra i parlamentari c’è chi legge il discorso di Draghi come la conferma della necessità che il premier resti alla guida del governo.

FUTURO – Ma più d’uno, al contrario, vi legge un ideale passaggio del testimone da Mattarella e in questo senso legge anche la sottolineatura di Draghi sul Pnrr come piano di tutti e quindi slegato dalla sua permanenza alla guida del governo. Chi è vicino al presidente del Consiglio pone l’accento sulla volontà di Draghi di ricordare le ragioni alla base del lavoro che sta compiendo da premier, nell’interesse del Paese. Alle domande che rimbalzano tra i partiti e gli osservatori, anche stranieri, sul suo futuro politico risponderà in prima persona nelle prossime ore, nella tradizionale conferenza stampa di fine anno. Intanto a Palazzo Chigi si lavora per chiudere tutti i dossier ancora aperti in vista di un Consiglio dei ministri, giovedì, che si annuncia denso, perché potrebbe avere all’ordine del giorno la relazione sull’attuazione del Pnrr da inviare alle Camere, le nuove misure sul Covid, la riforma del Csm, il decreto Milleproroghe. Prima del Cdm Draghi riunirà la cabina di regia sul Covid, per decidere le nuove misure per le festività, anche alla luce di dati in netto peggioramento nelle ultime ore.

OMICRON – «L’arrivo della stagione invernale e la diffusione della variante Omicron ci obbligano alla massima cautela nella gestione dei prossimi mesi», spiega agli ambasciatori. Ma aggiunge che bisogna proseguire con i vaccini, che hanno permesso di salvare vite e riaprire l’economia, le scuole, i luoghi della socialità. Sono state somministrate finora 106 milioni di dosi e l’Italia – sottolinea – spinge per l’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro metà 2022. Quanto al Pnrr, il governo si prepara ad annunciare la chiusura di tutti i 51 obiettivi fissati per quest’anno. Ma bisognerà realizzare obiettivi ancor più corposi nei prossimi anni, fino al 2026, se si vorranno ottenere tutti i 191,5 miliardi in ballo. Oggi il Paese è più forte, più influente e credibile anche nel chiedere all’Ue una gestione della transizione ecologica che aiuti le imprese e i cittadini più deboli: il trattato del Quirinale con la Francia e il piano d’azione con la Germania consegnano all’Italia due importanti alleati. In un’annata in cui ha saputo imporsi all’Europa. E, in parte, anche al mondo.



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