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Draghi: non esclude sua corsa al Quirinale. Lo ha detto nella conferenza stampa di fine anno

Mario Draghi

ROMA – Dribbla ma non troppo. Alla fine la domanda delle domande -quella sulla partita quirinalizia ormai giunta a un passo dal fischio di inizio- finisce per ‘cannibalizzare’ gran parte della tradizionale conferenza di fine anno. Con tanto di ‘siparietti’ con i cronisti, interessati soprattutto a sondare il futuro di Mario Draghi e l’ipotesi Colle.

«Le domande sul mio futuro? Non è che non mi piacciono, è che non ho risposte. L’importante è vivere il presente.
Questo governo ha lavorato sul presente, senza chiedersi cosa c’è nel futuro», risponde il presidente del Consiglio a uno dei tanti interrogativi sul tema.
Ma alla fine apre più di uno spiraglio Draghi, ricordando che è un uomo, o ancor meglio un nonno, al servizio delle istituzioni. Se il 3 febbraio scorso rispose alla ‘chiamata’ di Sergio Mattarella a una delle sfide più complesse da affrontare -guidare il paese alle prese con una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero- Draghi
potrebbe rispondere ‘presente’ anche al Parlamento, semmai le Camere dovessero offrirgli la possibilità di succedere al Capo dello Stato. Intanto, il ‘grosso’ del lavoro, a suo giudizio, è stato fatto: «Questo esecutivo ha fatto molto di quel che era stato chiamato a fare. Fondamentale è stato il sostegno delle forze politiche. I miei destini personali non contano assolutamente niente. Non ho particolari aspirazioni di un tipo o dell’altro, sono un uomo, se volete un nonno, al servizio delle istituzioni. Abbiamo conseguito tre grandi risultati. Abbiamo reso l’Italia uno dei paesi più vaccinati del mondo – snocciola il presidente del Consiglio – abbiamo consegnato in tempo il Pnrr e raggiunto i 51
obiettivi; abbiamo creato le condizioni perché il lavoro sul Pnrr continui. Il governo ha creato queste condizioni indipendentemente da chi ci sarà: l’importante è che il governo sia sostenuto da una maggioranza come quella che ha sostenuto questo governo, ed è la più ampia possibile».

Il punto di non ritorno è un suo sfaldamento: deve rimanere compatta, anche e soprattutto di fronte a una delle sfide più ardue, quella del Colle, da sempre campo di battaglia e terreno fertile per franchi tiratori. Di fronte al rischio che la perdita della sua guida al governo faccia precipitare il Paese nell’instabilità finanziaria, «se
è vero che lo spread è più alto ora di quando sono arrivato risponde Draghi vuol dire che non sono uno scudo, quindi il problema non c’è. Ripeto dice il premier a una cronista che evidenzia come, se lui venisse eletto al Quirinale, verrebbe meno per l’Italia la barriera rappresentato dalla autorevolezza dell’ex presidente della Bce non
sono i singoli individui a rappresentare la forza dell’Italia ma quello che ha fatto il paese, come ha reagito anche a livello psicologico. Se si continua a crescere la preoccupazione per lo spread è minore, i mercati guardano alla crescita prima di tutto, è quello il barometro di credibilità dei paesi e del nostro in particolare».

Completamente d’accordo su una elezione rapida e coesa del prossimo Presidente della Repubblica, Draghi lascia cadere la domanda sulla candidatura di Silvio Berlusconi al Colle. Intanto però, tra le forze che sostengono il suo governo, iniziano a rimbalzare le prime preoccupazioni: il timore è che l’assenza di Draghi terremoterebbe il
governo. O che, nella migliore delle ipotesi, tramuterebbe l’azione dell’esecutivo in un ‘tiriamo a campare’.

A pochi minuti dal termine della conferenza di fine anno -durata mezz’ora in più rispetto al previsto per benevola concessione del premier- dalla Lega trapelano le preoccupazioni per eventuali cambiamenti che potrebbero creare instabilità.  E anche dai vertici del M5S rimarcano come ci sia ancora tanto lavoro da fare, sottolineando la necessità di dare “continuità all’azione di governo, per non lasciare i cittadini e le istituzioni in condizioni di ‘vacatio’, senza un governo, che comporterebbe seri problemi per tutti”.

Fonti del Nazareno rimarcano come la legislatura debba proseguire fino in fondo. I prossimi caminetti tra le forze politiche scherza un ministro con l’Adnkronos chiedendo riserbo saranno su chi va a P.Chigi, perché sul Quirinale il dado ormai è tratto. Draghi ce la farà al primo giro, io intanto mi guardo in giro e aggiorno il curriculum…».


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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