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Lavoro domestico: con la sanatoria emersi 137mila lavoratori. Badanti sono il 34%

ROMA – La pandemia Covid 19 ha portato la necessità di sanare le posizioni di molti lavoratori irregolari per mancanza di permesso di soggiorno nel settore agricolo e in quello del lavoro domestico. Per questo, il decreto “Rilancio” ha introdotto la possibilità di regolarizzare i lavoratori senza permesso di soggiorno. Dal rapporto annuale Domina sul lavoro domestico, i primi dati evidenziano come al 30 settembre 2021 le pratiche di emersione con esito positivo siano state 137 mila e abbiano interessato una platea di 125 mila lavoratori e 120 mila datori di lavoro domestico. Per evidenziare le peculiarità dei lavoratori emersi, si possono confrontare le caratteristiche di quest’ultimi con quelle dei domestici registrati dall’INPS nel 2019. Gli uomini rappresentavano l’11% dei domestici nel 2019, mentre sono il 55% dei beneficiari della “sanatoria”.
Le badanti, che rappresentano quasi la metà dei lavoratori domestici, tra le emersioni raggiungono solo il 34%,

Infine, se nella platea dei domestici solo l’11% ha meno di 40 anni, tra i lavoratori emersi si arriva al 59%.
Anche la comparazione regionale riportata nel rapporto Domina porta a degli spunti interessanti: la percentuale di lavoratori che si occupa di assistenza (badanti) cresce nelle regioni del Sud. Anche il genere evidenzia la stessa peculiarità: nelle regioni del Sud sono state regolarizzate un maggior numero di donne , ad esempio in Puglia l’81% degli emersi è donna, mentre nel Nord il valore è basso (Trentino Alto Adige 28%).
La “sanatoria” è spesso la porta di ingresso al mercato del lavoro formale. Non è un caso che i lavoratori giovani (under 40) siano in netta maggioranza in tutte le regioni del Nord. Nel Trentino Alto Adige rappresentano il 70%, In Liguria il 67% ed in Lombardia e Veneto siamo intorno al 65%.

Infine, la percentuale di emersi che hanno almeno una dichiarazione contributiva “Uniemens”, costituisce l’indicatore
per descrivere il possibile passaggio in altro settore. Il 9,2% dei lavoratori domestici emersi ha nel 2021 almeno un
altro rapporto di lavoro dipendente diverso da quello domestico. Anche in questo caso si registrano forti differenze regionali, infatti nel Nord Est la percentuale sale al 16,2 (in particolare in Trentino Alto Adige al 28,5%), mentre nel Sud si abbassa  al 4,5%.

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