Delitto Moro: volantino Br messo all’asta, polemiche fra i politici e sui social

ANSA
ROMA – Era passata all’inizio quasi inosservata la notizia, curiosa e inquietante, che una casa d’asta aveva messo in vendita il volantino con cui le Br annunciavano, il 16 arzo 1978, il rapimento di Aldo Moro, forse perché si tratta di un fatto remoto, ormai quasi sconosciuto alle giovani generazioni. Alle quali le sinistre, e il Pd in primis, ricordano sempre il pericolo del risorgere del fascismo, ma mai quello del terrorismo rosso.
Ma dopo qualche giorno sono cominciate a fioccare le polemiche sui social, anche perché il volantino, inserito nel lotto numero 43 del catalogo “Autografi & Memorabilia”, della casa d’aste Bertolami Fine Arts di Roma, partito da una base d’asta di 700 euro, è già quotato 7.000 euro, e con ogni probabilità la cifra è destinata a salire ulteriormente, visto che l’asta si concluderà il 18 gennaio.
Questa la prima parte del testo che accompagna la vendita all’asta del volantino: «Volantino originale distribuito all’indomani del rapimento di Aldo Moro, ad opera delle Brigate Rosse. Questo fu il primo di una serie di comunicati che seguirono fino all’epilogo con la soluzione finale della vicenda Moro. Drammatico testo di propaganda, redatto e fatto alle organizzazioni giornalistiche perché divulgassero le motivazioni del rapimento, e le ragioni politiche di lotta di classe che spingevano la rivoluzione brigatista negli anni ’70 ad essere così violenta».
Il volantino è stato il primo di una serie di nove comunicati delle Brigare Rosse, fino all’assassinio di Moro il 9 maggio 1978. Oltre a generare ovvie polemiche sui social circa l’opportunità di battere all’asta un documento storico di questa importanza l’asta ha anche attirato l’attenzione del ministero della Cultura guidato dal ministro Dario Franceschini, che ha comunicato di aver disposto una verifica sul ciclostile del “Comunicato n.1” delle BR, «al fine di verificarne la peculiarità e l’interesse. Nel fascicolo “Moro uno” della Corte di Assise di Roma, studiato e digitalizzato dalla stessa DG Archivi nell’ambito del “Progetto Moro”, risultano già presenti infatti 41 esemplari» del comunicato. Alcuni risultano incompleti e non tutti sono nello stesso stato di conservazione.
Ma un ex Br ne nega l’autenticità. Il volantino di rivendicazione del sequestro Moro messo all’asta «non è uno dei nove comunicati originali stampati con la famosa Ibm a testina rotante in light italic fatti ritrovare a Roma il 18 marzo 1978 dalle Brigate Rosse», ma un testo ciclostilato di cui esistono «centinaia di copie». Lo scrive sul suo blog Insorgenze.net Paolo Persichetti, ex BR e oggi ricercatore storico e autore di libri e inchieste sul caso Moro.
La notizia non è passata inosservata alla politica. «Mettere all’asta il volantino originale delle Brigate Rosse, con il quale i terroristi rivendicarono la strage di via Fani, è una vergogna. La testimonianza del sequestro dell’allora presidente del Consiglio, Aldo Moro, e il drammatico massacro degli uomini della sua scorta non può e non deve essere venduto al miglior offerente, ma dovrebbe essere preteso dallo Stato in nome delle generazioni future: segno intangibile dell’orrore di quegli anni. Uno dei documenti che rappresenta l’età più buia della nostra Repubblica deve essere e restare un patrimonio collettivo a difesa della memoria. Da me e da Fratelli d’Italia la più sincera solidarietà ai figli, in particolare un abbraccio affettuoso a Maria Frida, e alle famiglie di questi eroi caduti per difendere la democrazia». dice il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
Proteste anche dal Pd: «Tutto molto triste. Venderlo, comprarlo. Spero in un sussulto di pietà a sottrarre una memoria così dolorosa al mercato della dignità», il tweet di Filippo Sensi del Pd. «A che titolo una casa d’aste mette in vendita un documento (storico) delle BR sul caso Moro? Perché un atto derivante da procedimenti giudiziari diventa proprietà privata da commerciare? Che trafila c’è stata? Con Filippo Sensi farò un atto di sindacato ispettivo parlamentare», scrive Enrico Borghi, responsabile sicurezza Pd, su twitter.
Si attende un intervento della ministra Cartabia per far luce sull’accaduto.
