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Quirinale: Salvini vede Draghi, poi Letta. Obiettivi: portare il premier al Colle e blindare il governo

Mario Draghi e Matteo Salvini
MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA

ROMA – A Montecitorio si votava e loro, invece, si sono visti: e alla fine hanno diffuso due comunicati gemelli, Matteo Salvini ed Enrico Letta. Non era mai successo in questi mesi di strana alleanza a sostegno del governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi. Dopo l’incontro, definito lungo e cordiale, gli uffici stampa dei due partiti guida del centrosinistra e del centrodestra hanno diffuso due note praticamente identiche, segnale della reale collaborazione in vista dell’elezione del presidente della Repubblica. Obiettivi portare al Colle il premier e blindare il governo. Con un nuovo presidente del consiglio e i ministri.

Ecco il testo: «Lungo e cordiale incontro tra Matteo Salvini ed Enrico Letta negli uffici della Lega alla Camera. Con il faccia a faccia si e’ aperto un dialogo: i due leader stanno lavorando su delle ipotesi e si rivedranno domani. Lo riferiscono note della Lega e del Partito Democratico».

Prima dell’incontro con Letta, Salvini aveva incontrato Mario Draghi. Probabilmente, da quanto trapelato, per parlare della sua candidatura al Quirinale, con le garanzie politiche che richiede. Ma allo stesso tempo, Salvini si sarebbe preoccupato del governo, ossia di blindare l’attuale maggioranza (si sussurra anche cominciando a parlare non solo del nuovo premier, ma addirittura dei ministri) una volta che Draghi dovesse dimettersi per traslocare al Quirinale.

Le risposte di Draghi sarebbero poi state al centro del successivo incontro, appunto lungo e cordiale, con Letta. Nessuno parla di accordo già fatto, ma c’è chi giura che, al di là dello stallo del risultato della prima votazione, addirittura domani, 25 gennaio, possa arrivare l’elezione del Capo dello Stato. Appunto nella persona di Mario Draghi. Più tardi ci sono stati altri contatti, soprattutto telefonici, fra i vari leader di partiti. Fuori dal giro, sempre secondo quanto si sussurra, sarebbe rimasta Giorgia Meloni.


Sandro Bennucci

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