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Il mondo del lavoro chiede più attenzione al governo, per problemi occupazionali e pensioni per i giovani


ANSA/ FRANCO SILVI

Il mondo del lavoro sta cambiando e l’Italia deve adeguarsi alla svelta. Se ne accorgono le imprese che non riescono a trovare professionalità adeguate per coprire i posti di cui hanno bisogno, visto che i giovani sono orientati verso altri studi e specializzazioni o preferiscono godere del grande vanto grillino, il reddito di cittadinanza che consente loro di avere un emolumento abbastanza elevato senza sostanzialmente fare nulla. Di questo le imprese si lamentano da tempo.

Ma oltre alla verifica sul campo, ci sono studi che provano la verità di quanto affermato sopra. È quanto emerge, ad esempio, dalla ricerca di Bain & Company The Working Future, sui trend che stanno modellando il mondo del lavoro. Il 58% dei lavoratori a livello globale ritiene che la pandemia abbia rappresentato un punto di rottura, costringendo le persone a ripensare l’equilibrio tra lavoro e vita personale. Sono questi i risultati di un sondaggio condotto da Bain e Dynata su oltre 20mila lavoratori in 10 Paesi – Stati Uniti, Cina, Germania, Francia, Italia, Giappone, India, Indonesia, Nigeria e Brasile (economie che rappresentano circa il 65% del PIL globale).

Le motivazioni che spingono le persone a lavorare stanno cambiando – «I miglioramenti negli standard di vita negli ultimi 150 anni ci stanno permettendo di spendere un numero inferiore di ore a lavorare e stanno contribuendo a migliorare le aspettative su ciò che un posto di lavoro dovrebbe offrire. Sebbene il compenso sia ancora sul podio delle priorità della maggior parte dei lavoratori, in Italia – spiega Roberta Berlinghieri, partner Bain & Company – solo un lavoratore su cinque lo classifica come il fattore principale per la scelta di un lavoro, con la flessibilità che assume un ruolo sempre più importante: per il 12% dei lavoratori italiani è già il primo motivo per scegliere un posto di lavoro».

Anche il progresso tecnologico sta modificando il modo di lavorare e i rapporti lavoratori – azienda. Il boom di smartworking e gig economy ha modificato in modo significativo le modalità in cui i lavoratori interagiscono con le aziende. Questi cambiamenti hanno ridotto i costi aziendali, ma hanno anche conseguenze negative per i lavoratori, in particolare sotto il profilo del livello di soddisfazione professionale e di connessione tra colleghi. «L’Italia è, da questo punto di vista, molto frammentata – continua Berlinghieri –. Assistiamo a una grande polarizzazione nei desiderata dei lavoratori italiani: il 27% preferirebbe non lavorare mai (o quasi mai) da remoto, il 17% invece opterebbe per 5 giorni a settimana di smartworking».

I giovani che non trovano lavoro e vedono in pericolo il loro futuro pensionistico sono sottoposti a una crescente tensione psicologica che si riflette nella loro vita lavorativa. Secondo l’analisi dello studio citato l’Italia è sul podio, dopo Giappone e Brasile: il 64% dei lavoratori italiani sotto i 35 anni intervistati si sente sopraffatto o sotto stress, mentre solo il 54% degli over 35 e il 44% degli over 55 cita lavoro e stabilità economica come elementi di preoccupazione. “Solo il 60% dei lavoratori italiani intervistati è soddisfatto della propria professione.

Tenendo conto di tutti questi trend, Bain & Company ha individuato tre aree in cui le aziende che vorranno avere successo dovranno investire. In primo luogo, queste realtà dovranno investire sulla formazione e sulla creatività, dovranno spingere i dipendenti a lavorare sulle capacità personali e a costruire una carriera che corrisponda alla loro idea soggettiva di vita.

Il Governo e le regioni, alle quali spetta una buona parte dell’attività di formazione, dovrebbero seguire anche queste informazioni, i risultati degli studi internazionali e non fidarsi soltanto di esperti e studi di parte, con determinati orientamenti sociali e politici. Draghi e compagni continuano nell’opera di distribuzione dei vaccini e di controllo sulla salute dei cittadini, ma dovrebbero intervenire con maggiore efficacia anche per affrontare tempestivamente le importanti questioni economiche, occupazionali e sociali che debbono essere risolte, e che dovrebbero avere una priorità alta quasi quanto lo smaltimento dei vaccini. Ma per il momento, messa da parte la parentesi vergognosa del comportamento dei partiti per le elezioni presidenziali, il governo sembra avere altre priorità.

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