Putin ha attaccato forte della fine della Pax americana e della debolezza delle democrazie occidentali, ma incontra resistenze

La politica e la stampa spagnola danno un’interpretazione interessante della crisi alla quale siamo giunti con la guerra in Ucraina e attribuiscono la colpa alla debolezza delle democrazie, in primis quella americana di Obama e poi di Biden, e in secondo luogo dell’ incerta e inconcludente Unione Europea. Si tratta comunque di un’analisi che si sta facendo strada in diversi paesi europei, ma non in Italia.
In un articolo pubblicato su el Mundo di sabato 26 febbraio Benitez Jorge spiega, citando il parere di esperti, che tutto è successo perché la Pax Americana, il dominio totale degli Stati Uniti, è esplosa.
Ecco la sua analisi: “La debolezza delle democrazie liberali che vari esperti di politica estera denunciano da anni è stata dimostrata quando i carri armati russi hanno attraversato il confine ucraino. Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, una grande potenza autocratica conquista con la forza un vicino paese democratico, trasformando in lettera morta i trattati ei confini accettati dal diritto internazionale. Vladimir Putin è andato avanti nel gioco della nuova geopolitica. Lo zar non perseguirebbe solo un obiettivo militaristico, ma l’invasione dell’Ucraina potrebbe costituire il primo atto di un cambiamento molto profondo che si sta preparando da più di un decennio.
Questa guerra certifica il cambiamento delle relazioni internazionali e la scomparsa di quella anomalia storica che ha visto un’unica superpotenza, in questo caso gli USA, come sceriffo del mondo. La Russia e soprattutto la Cina hanno perso la paura dell’impero americano. E non solo, i governi autocratici considerano la democrazia come sistema in crisi e le loro società polarizzate.
Prova di questa spavalderia dei governi più forti è il poco impatto sulle loro politiche che finora le sanzioni delle democrazie hanno avuto. Così come il continuo disprezzo per la superpotenza più debole in politica estera: l’Unione Europea”.
Scortesie diplomatiche come il tavolo chilometrico che Putin ha imposto a Macron, l’umiliazione di Recep Tayyip Erdogan a Ursula von der Leyen, leader della Commissione europea, in un incontro in cui l’ha lasciata senza sedia, o il mancato saluto del ministro ugandese lo confermano. Così come l’ultima minaccia, neppure velata, di Putin di allertare li deterrente nucleare in risposta alle sanzioni.
Questa guerra sembra costituire il segnale che Putin, a torto o a ragione, crede che la Pax Americana sia finita e che gli Stati Uniti, l’Unione Europea e i loro alleati siano diventati troppo deboli per imporre conseguenze dolorose al suo paese, hanno commentato alcuni politologi internazionali. Resta da vedere come andrà avanti la partita, se le nuove sanzioni annunciate dall’Ue, dagli Usa e dai loro alleati (in particolare l’esclusione delle banche russe dal circuito swift) avranno un effetto devastante sull’economia russa e conseguentemente sul potere dello zar. Ma per ora Putin sembra aver attaccato, evitando qualsiasi pericoloso contropiede dell’avversario, che comunque potrebbe riorganizzarsi, lasciando da parte controversie interne e interessi particolari degli Stati membri. Le prossime settimane chiariranno l’evolversi dalla situazione, ma intanto Zelensky, presidente ucraino, ha accettato di intavolare colloqui con i russi a Gomel, in Bielorussia, ipotesi che aveva escluso proponendo altre sedi. Ma si vede che gli alleati gli hanno consigliato di abbassare la cresta. D’altro lato Putin minaccia e lancia proclami, ma l’avanzata russa nel territorio ucraino rallenta, non si sa se per scelta o perché la popolazione resiste. Speriamo dunque che la trattativa, ancora da iniziare, vada in porto, ma è grave che tutto si svolga sotto la minaccia di scatenare un arsenale nucleare.
