Processo Fidia: imputati assolti perché il fatto non sussiste, anche Riccardo Fusi. Sconfessata l’accusa

FIRENZE – Tutti assolti con la formula ‘perché il fatto non sussiste’ 10 imputati nel processo in rito
abbreviato celebrato a Firenze per la bancarotta della società Fidia srl, dichiarata fallita nel maggio 2015. Tra gli assolti anche il costruttore Riccardo Fusi, presidente del cda di Fidia dal 2002 al 2010. Il gup ha anche emesso sentenza di non luogo a procedere per un altro imputato per il quale la procura aveva
chiesto il processo. Sul banco degli imputati erano finiti i presidenti e i componenti del cda della società Fidia che si sono succeduti negli anni.
Secondo le indagini coordinate dal pm Christine Von Borries, la società sarebbe stata portata al fallimento con la distrazione di oltre 38 milioni di euro. Il denaro, ha sostenuto l’accusa, sarebbe stato corrisposto, senza reale motivo, da Fidia e dalla società Belfiore, sua controllata, alla società di costruzioni Baldassini-Tognozzi-Pontello, riconducibile a Riccardo Fusi, nel progetto sui lavori nell’area ex Fiat di Firenze in viale Belfiore. Il gup ha indicato 90 giorni per le motivazioni della sentenza. La procura valuterà se presentare
appello. Nel giugno del 2016 Riccardo Fusi fu assolto in un processo relativo a un singolo episodio legato al fallimento della società Fidia. La procura di Firenze è balzata recentemente agli onori delle cronache anche per la denuncia presentata da Renzi per il processo Open. Ma questa ulteriore vicenda conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che occorrerebbe intervenire in merito alla determinazione precisa della responsabilità civile dei magistrati, visto che negli ultimi tempi molte inchieste iniziate in tante parti d’Italia sono finite con assoluzioni con formula piena, dopo che gli imputati hanno subito lunghi anni di processi reali e mediatici, senza alcun ristoro, mentre i magistrati non solo non pagano in termini monetari, ma neppure in termini di carriera. E’ una situazione che andrebbe cambiata alla radice, ma il referendum sulla giustizia in proposito è stato dichiarato inammissibile e il referendum approvato a suo tempo a furor di popolo non ha avuto concreta attuazione, visto che per gli sbagli dei magistrati paga sempre Pantalone, cioè il cittadino..
