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Macron avvisa la Francia: “Se perdo avremo giorni dificili”. Marine Le Pen ribatte: “Mi ha maltrattata e disprezza i francesi”

Emmanuel Macron e Marine Le Pen

Domenica 24 aprile 2022 i francesi sceglieranno fra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, ma nell’ultimo giorno di campagna elettorale lei è andata giù dura, accusando il rivale di “disprezzare i francesi” e di “averla maltrattata, perchè tanto lui maltratta tutti”.

E Macron ribatte: “Se Le Pen dovesse accedere all’Eliseo saranno giorni difficili per la Francia”. Al termine di due settimane di campagna a tambur battente, tra interviste, comizi, e incontri ai quattro angoli della République, i due finalisti chiudono oggi la caccia ai nuovi elettori – a cominciare da quelli della sinistra di Jean-Luc Mélenechon, terzo classificato nel primo turno del 10 aprile – in vista del voto di domenica. Secondo un sondaggio OpinionWay-Kéa Partners per Les Echos, Macron continua a conservare il vantaggio, con il 57% delle intenzioni di voto, contro il 43% di Le Pen, ma la prudenza è d’obbligo vista anche l’incognita degli indecisi e lo spettro degli astenuti.

“Nulla è ancora deciso”, ha avvertito Macron, durante l’ultimo comizio a Figeac, piccolo comune da cartolina nel sud-ovest della Francia, invitando i connazionali a mobilitarsi “fino all’ultimo secondo” per sbarrare la strada a Le Pen. Quanto a lei, oggi ha passato parte della giornata nei feudi del nord (Hauts-de-France) per gli ultimi bagni di folla. Parlando al mercato di Etaples, la candidata che in caso di vittoria promette di rimuovere la bandiera a dodici stelle Ue dagli edifici pubblici ha detto che “se il popolo si muove e va a votare allora otterrà l’auspicato cambiamento. E la scelta – ha avvertito – è semplice: o Macron o la Francia”.

Intervistata da Europe 1 e CNews, la Le Pen, candidata accusata di stretti legami con Vladimir Putin e che ancora rimborsa un debito da 9 milioni di euro ad un creditore russo, ha lanciato dure bordate contro Macron accusandolo di “non amare i francesi”. “Non ha cessato di disprezzarli, di insultarli, di trattarli con brutalità. Tutto il suo quinquennato è stata una successione di frasi umilianti per i francesi”. E ancora, dopo il confronto in tv dell’altro ieri sera: “Mi ha maltrattata, maltratta tutti”. Quindi l’affondo contro “cinque anni di caos” e “una relazione tossica che Macron ha instaurato con il popolo”.

Per lei, la vittoria del presidente uscente che continua a raccogliere sostegno in patria, in Europa e nel resto del mondo – dopo Scholz, Costa e Sanchez oggi è arrivato l’endorsement del brasiliano ‘icona’ della sinistra, Ignacio Lula da Silva – “non è una fatalità. Un’altra scelta è possibile e il progetto che voglio mettere in atto è un progetto che rafforzerà il nostro Paese”, assicura l’alleata di Matteo Salvini che ha orientato la campagna sul potere d’acquisto e sul cosiddetto ‘primato nazionale’. Sotto al sole di Figeac, dinanzi a centinaia di persone riunite in piazza, Macron si è giocato la carta della riconciliazione. “La Francia è un blocco”, ha detto, rifiutando il diffuso ritornello secondo cui il Paese sarebbe diviso in parti “irriconciliabili”, tra la Francia di Parigi e delle città, la Francia rurale, e quella delle banlieue.

Macron ha poi avvertito che, se vince Le Pen, “saranno giorni difficili”. In mattinata, su radio France Inter, l’aveva accusata di essere riuscita a “procedere mascherata”, nascondendo “i fondamentali dell’estrema destra” che però “ci sono tutti”. Un’etichetta seccamente respinta dalla diretta interessata che, mai come in questi giorni, cerca di conquistare gli elettori di sinistra di Mélenchon. Macron ha poi insistito sulla necessità di preservare “l’unità europea” ed evitare che una nuova “cortina di ferro cada implicitamente sull’Europa”, in un particolare riferimento alla crisi ucraina. Oggi, il principale sindacato agricolo di Francia (Fnsea) ha implicitamente chiesto di votare per lui, esprimendosi a favore di quell'”Europa più forte”, ed esponenti cattolici, ebrei e protestanti dell’Alsazia, la regione di Strasburgo città simbolo della riconciliazione franco-tedesca nonché sede del Parlamento europeo, hanno messo in guardia dal “ripiegamento nazionalista” che ha causato “danni terribili nel nostro continente”.


Sandro Bennucci

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