Vaiolo delle scimmie: quarantena e vaccinazione, circolare del ministero di Speranza lancia l’allarme
ROMA – Il ministero di Speranza, finita l’emergenza Covid-19, cerca di affrontare tempestivamente un’eventuale emergenza vaiolo delle scimmie e torna quindi a sollecitare vaccinazioni e quarantene per gli italiani, tenuto conto dei SEI contagi finora accertati, lanciando subito l’allarme (meglio aver paura che buscarne). E invia una circolare destinata alle strutture e agli operatori sanitari.
“Lavaccinazionepost-esposizione (idealmente entro 4 giorni dall’esposizione) al virus delvaiolo delle scimmiepuò essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici”. E’ quanto si legge in una circolare del ministero della Salute, che dà indicazioni su segnalazione, tracciamento dei contatti e gestione dei casi di monkeypox.
“L’adozione di contromisure di tipo medico farmacologico, inclusi specifici antivirali – si spiega – può essere presa in considerazione nell’ambito di protocolli di uso sperimentale o compassionevole, in particolare per coloro che presentano sintomi gravi o che possono essere a rischio di scarsi risultati, come le persone immunodepresse”. Inoltre “in specifici contesti ambientali ed epidemiologici, sulla base delle valutazioni delle autorità sanitarie, potrebbe essere richiesta l’applicazione dimisure quarantenarie“.
“Attualmente si conosce poco sull’idoneità delle specie animali europee peri-domestiche (mammiferi) a fungere da ospite per il virus del vaiolo delle scimmie. Tuttavia si sospetta che i roditori, e in particolare le specie della famiglia degli Sciuridae (scoiattoli), siano ospiti idonei, più dell’uomo, e la trasmissione dall’uomo agli animali (da compagnia) è quindi teoricamente possibile. Un tale evento di spill-over potrebbe in ultima analisi portare il virus a stabilirsi nella fauna selvatica europea e la malattia a diventare una zoonosi endemica”, è il monito contenuto nel documento, in linea con l’avvertimento lanciato nei giorni scorsi anche dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Ecdc.
“Laprobabilità di trasmissione dell’infezione da virus del vaiolo delle scimmie agli operatori sanitariche indossino dispositivi di protezione individuale appropriati (camice monouso, guanti monouso, copriscarpe o stivali monouso, protezione respiratoria tipo Ffp2 e protezione degli occhi con occhiali o visiera) è molto bassa e la malattia ha un impatto stimato basso, il che porta a un rischio complessivo basso”, viene precisato.
“La trasmissione agli operatori sanitari esposti a pazienti affetti da Mpx è possibile – è la premessa – dato il rischio di trasmissione di altri orthopoxvirus, come il vaiolo. In ambito sanitario, la prevenzione della trasmissione si basa su adeguate misure di prevenzione e controllo delle infezioni. Si ritiene che l’Mpx si trasmetta principalmente attraverso droplet e il contatto diretto con i fluidi corporei o il materiale delle lesioni. Quindi il rischio per gli operatori sanitari che hanno contatti ravvicinati non protetti con casi di Mpx (ad esempio contatto con lesioni aperte senza guanti, intubazione o altre procedure mediche invasive)è valutato come moderato, equivalente a quello di un contatto ravvicinato”.
“L’esposizione professionale e l’infezione da orthopoxvirus sono state occasionalmente segnalate tra il personale di laboratorio che maneggiava campioni contenenti il virus – prosegue la circolare – Il rischio di esposizione professionale è stimato basso per il personale di laboratorio formato che segue procedure di biosicurezza adeguate. Mentre l’esposizione professionale non protetta in laboratorio, che comporta in particolare lo spandimento di materiale o l’aerosolizzazione con esposizione delle mucose, comporta un’alta probabilità di infezione e un rischio moderato di malattia (a causa della modalità di esposizione diretta alle mucose), pertanto il rischio per il personale di laboratorio esposto è valutato come elevato”.
I poxvirus come il vaiolo delle scimmie “mostrano una straordinaria resistenza all’essiccazione e una maggiore tolleranza alla temperatura e al pH rispetto ad altri virus capsulati. Queste caratteristiche hanno un forte impatto sulla loropersistenza ambientale: i materiali provenienti da pazienti infetti (ad esempio le croste cutanee), oppure oggetti contaminati come ad esempio le lenzuola, rimangono infettivi per lungo tempo”.
Fra le raccomandazioni della circolare ci sono anche consigli sulla pulizia e la disinfezione di stanze, superfici e indumenti entrati in contatto con una persona infetta. Operazioni che richiedono alcune cautele. Per esempio, la pulizia della stanza in cui ha soggiornato un caso di vaiolo delle scimmie, “deve essere effettuata senza sollevare molta polvere o provocare la formazione di aerosol con normali prodotti per la pulizia, seguiti da una disinfezione con ipoclorito di sodio allo 0,1% (diluizione 1:50, se si usa candeggina domestica, di solito a una concentrazione iniziale del 5%). Occorre prestare particolare attenzione alle superfici e ai servizi igienici toccati di frequente. Gli indumenti e la biancheria contaminati devono essere raccolti e lavati a cicli di 60°C”, elenca il documento.
Nonostante le caratteristiche citate nella circolare, “i poxvirus sono sensibili ai comuni disinfettanti, sebbene possano esserlo meno ai disinfettanti organici rispetto ad altri virus capsulati, a causa del ridotto contenuto di lipidi dell’involucro”. Un’altra raccomandazione è quella di utilizzare “attrezzature monouso per la pulizia (panno, spugna, eccetera), e se non sono disponibili devono essere poste in una soluzione disinfettante efficace contro i virus o in ipoclorito di sodio allo 0,1%. Se non è disponibile nessuna delle due soluzioni, il materiale deve essere eliminato. Per quanto riguarda invece garze o altro materiale imbevuto di liquido di lesione o contenente croste provenienti dal caso di vaiolo delle scimmie, devono essere preferibilmente gestiti in una struttura sanitaria come rifiuti speciali”.
Come si può notare si tratta di prescrizioni molto specifiche e precise dirette agli operatori sanitari, Ma anche nella pandemia si cominciò con alcune verifiche e prescrizioni, poi si passò ai lockdown, ospedalizzazioni, vaccinazioni a più riprese. Il popolo italiano ormai conosce bene queste indicazioni e quindi è preparato al peggio, visti i precedenti.