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Elezioni legislative in Francia. Mélenchon sfida Macron, possibile cohabitation

French President Emmanuel Macron (L) French leader of La France Insoumise (France Unbowed) left wing party Jean-Luc Melenchon (R) EPA/Michel Euler / POOL

PARIGI – Dopo le elezioni presidenziali di aprile, vinte da Emmanuel Macron, domenica i francesi tornano a votare per il primo turno delle legislative, il cui secondo turno si svolgerà domenica 19 giugno, che determineranno se il Capo di Stato, al suo secondo mandato, avrà la maggioranza parlamentare, come nei passati cinque anni, o dovrà invece venire a patti con altri partiti.
Si confrontano tre poli dal peso quasi equivalente: quello di centro che ruota attorno al partito macroniano (che da luglio si chiamerà Renaissance), con l’apporto di partiti minori come MoDem e Horizons (28% negli ultimi sondaggi Ipsos-Sopra Steria per Le Monde); quello di destra capitanato da Marine Le Pen, alle legislative alleata con il candidato di estrema destra Eric Zemour (24,5%); e quello
della coalizione di sinistra, “la Nuova unione popolare, ecologica e sociale” che si è coagulata attorno a Jean-Luc Mélenchon (27%).

Rispetto a cinque anni fa, quando Macron conquistò l’autonomia con una maggioranza assoluta di 345 deputati su 577, l’esito potrebbe essere più incerto: sia perché il secondo mandato si è aperto sullo sfondo di una situazione economica difficile, a causa principalmente della pandemia e della guerra in Ucraina, e sia perché l’astensione potrebbe essere superiore a quella del 2017 (51,3%): si prevede che si collochi in una forchetta tra il 51% e il 55%.

Al primo turno un candidato vince il seggio solo se ottiene la maggioranza assoluta dei voti e al
contempo la preferenza di almeno il 25% degli elettori. Cinque anni fa solo quattro parlamentari furono eletti al primo turno. Le lesiglative si decideranno, dunque, al ballottaggio del 19 giugno.

Secondo Deutsche Welle, se Macron alla fine non dovesse ottenere una maggioranza, sarebbe obbligato ad allargare la coalizione ad alcuni partiti minori alla sua destra. Il che, però, potrebbe costringerlo a fare un rimpasto del governo che, guidato dal primo ministro Elisabeth Borne, è nato solo il 16 maggio.

Jean-Luc Mélenchon, da parte sua, ha fatto campagna elettorale per far vincere la sinistra in modo massiccio e prefigurare quella che è definita “cohabitation”: un presidente espressione di una coalizione e un primo ministro (lo stesso Mélenchon) di un’altra. Nella storia della Repubblica francese ci sono stati solo tre esempi di cohabitation. L’ultimo nel 1997 quando la netta vittoria della “gauche plurielle” (PS, PC, radicali di sinistra e verdi) costrinse il 2 giugno 1997, il presidente Jacques Chirac a incaricare Lionel Jospin Primo Ministro di un governo di sinistra.

Macron è consapevole della delicatezza del passaggio delle prossime due domeniche: “Se le elezioni presidenziali sono cruciali”, ha detto di recente, “le legislative sono decisive”.

Domenica i primi risultati si avranno alle 20 e saranno annunciati dalla televisione pubblica France 2.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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