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Equo compenso per i professionisti: ok in Senato. Basta giornalisti pagati 5 euro ad articolo

L’Aula del Senato

Basta colleghi free lance pagati due euro e mezzo a notizia o 5 euro ad articolo. Anche chi appartiene a una categoria professionale (nel caso specifico ha una tessera dell’Ordine dei giornalisti in tasca) in questo Paese di precari viene malpagato e sfruttato. L’augurio? Che la situazione cambi: per tutti coloro che svolgono un’attività professionale. La buona notizia viene dalla Commissione del Senato dove è passato il principio dell’equo compenso.

E’stata stabilita, in sostanza, la remunerazione per le prestazioni dei professionisti proporzionata “alla quantità e alla qualità del lavoro svolto”, nonché “conforme” a quanto prevedono i parametri ministeriali per le varie categorie (avvocati, ingegneri, consulenti del lavoro, commercialisti, appunto giornalisti e così via).

Una remunerazione applicata ai rapporti regolati da convenzioni per svolgere, “anche in forma associata, o societaria”, attività in favore di “imprese bancarie e assicurative” e delle loro controllate, ma anche di aziende che, “nell’anno precedente al conferimento dell’incarico”, hanno occupato più di 50 lavoratori, o “hanno presentato ricavi annui superiori a 10 milioni di euro”.

Lo prevede il disegno di legge sull’equo compenso per i servizi dei professionisti, frutto dell’unificazione di iniziative di FdI, Lega, Fi e M5s che oggi ha staccato il traguardo della Commissione Giustizia del Senato senza correzioni, al confronto con la versione licenziata dalla Camera nell’ottobre del 2021; il testo, che irrobustisce le tutele sul fronte dei pagamenti dei lavoratori autonomi, rispetto alla norma che ha introdotto il principio della giusta remunerazione nel nostro ordinamento nel 2017 (sostenuta dal Pd e dall’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando), si avvia adesso verso l’esame dell’Aula di palazzo Madama.

A protezione degli esponenti di diverse categorie di lavoratori indipendenti, il provvedimento dispone che siano “nulle le clausole che non prevedono un compenso equo e proporzionato all’opera prestata”, così come non si può pattuire un pagamento “inferiore agli importi stabiliti dai parametri” ministeriali per la liquidazione di quanto spetta a coloro che sono iscritti ad Ordini e Collegi (organismi a cui il ddl dà facoltà di sanzionare il professionista che si accorda col cliente per ricevere cifre più basse di tali ‘paletti’).

A dare notizia del via libera senza modifiche al testo il senatore di FdI Andrea de Bertoldi, a seguire sono giunti i commenti soddisfatti del presidente della II Commissione, il leghista Andrea Ostellari, secondo cui “quando il centrodestra marcia unito riesce ad ottenere ottimi risultati”, mentre per il sottosegretario alla Giustizia Francesco P. Sisto di Fi è stato conseguito un “obiettivo importante per i professionisti per troppo tempo ai margini della politica”. Diversa la visione dei componenti della Commissione Giustizia del M5s (“è un compromesso al ribasso”) e di quelli del Pd, cui resta il “rammarico” di “non essere riusciti a migliorarla”. Ma intanto è passato il principio. Ci sono voluti troppi anni perchè ciò accadesse.


Sandro Bennucci

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