Riduzione gas russo: il piano energetico del governo, gli scenari possibili

ROMA – Tutta Europa è in allarme per la riduzione delle forniture del gas russo, ma secondo il quotidiano economico Money.it la situazione italiana sarebbe meno grave di quella tedesca. Italia e Germania, come noto, sono i due Stati che dipendono maggiormente dal Gazprom. Il governo Draghi si è mosso in anticipo per la differenziazione delle fonti energetiche. In caso di emergenza, quindi, nell’immediato il gas mancante verrebbe compensato con i flussi da Algeria e Azerbaijan. Ma nel medio periodo non mancherebbero i problemi, soprattutto sugli stoccaggi. Il giornale anticipa quali potrebbero essere i prossimi scenari sulla base dei provvedimenti e degli accordi presi dal governo.
Ad oggi abbiamo accumulato circa il 65% del gas necessario per l’inverno e l’obiettivo è arrivare almeno al 90% entro la fine dell’anno. Se quindi a ottobre non riusciremo ad arrivare all’80-85%, potrebbe salire il grado di allarme (per ora siamo al livello uno su una scala di tre) e già in autunno scatterebbero i primi razionamenti. Vediamo nel dettaglio quali potrebbero essere.
Uno dei primi effetti dei razionamenti dell’energia potrebbe essere una sorta di coprifuoco per locali privati e negozi. I primi potrebbero essere costretti a chiudere alle 23, i secondi alle 19. In questo modo i consumi di gas e luce (prodotta in parte grazie al primo) potrebbero essere ridotti sensibilmente. Ma non solo: si interverrebbe anche sull’illuminazione pubblica, spegnendo i lampioni sulla rete stradale cittadina ed extra-urbana, e su quella di monumenti ed edifici storici, almeno in alcuni orari. La riduzione potrebbe arrivare fino al 40%.
Quanto all’aria condizionata e ai riscaldamenti, in parte una sorta di austerity è già scattata nel nostro Paese. Negli uffici pubblici, infatti, dallo scorso 1° maggio e fino al 30 aprile 2023 le temperature non possono essere superiori ai 19 gradi d’inverno e inferiori ai 27 d’estate. In caso di stop al gas russo i limiti potrebbero essere ampliati anche ad abitazioni e uffici privati, in modo tale da abbassare la media delle temperature di almeno due gradi d’estate e alzarla di due d’inverno.
Potrebbero quindi essere confermate le soglie di 19 e 27 ed eventualmente essere messi dei paletti sugli orari. Nelle case sarebbe più facile ottenere il risultato in caso di sistemi di riscaldamento centralizzato, mentre se autonomo ci sarebbero delle forti raccomandazioni. Se poi l’emergenza si facesse estrema si potrebbe arrivare al coprifuoco sull’illuminazione anche in casa, ma l’opzione è remota quanto difficilmente attuabile.
Anche le imprese che consumano più gas e luce (le cosiddette «energivore») potrebbero essere colpite fortemente dal piano di emergenza del governo. Acciaierie, ceramica del vetro, cementifici: per un periodo di tempo limitato potrebbero essere interrotte le forniture e si potrebbe ricorrere alle riserve strategiche presenti negli stoccaggi (che in teoria servirebbero per l’inverno). Si partirebbe dal gas destinato ad essere rivenduto sul mercato da gennaio in poi, per poi eventualmente attingere anche dalla parte non destinata alla commercializzazione.
Contemporaneamente sta già aumentando la produzione di elettricità dalle centrali a carbone. Le sei che sono ancora aperte in Italia dovevano chiudere nel 2025, invece lavoreranno a ritmo aumentato. Due si trovano in Sardegna, le altre sono a Civitavecchia, Brindisi, Monfalcone e Venezia. Stanno già coprendo quasi l’8% del fabbisogno di energia elettrica, esattamente il doppio rispetto alla media degli ultimi anni. L’obiettivo è sostituire almeno 5 miliardi di metri cubi di gas russo.
