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Ue prudente: su Cina e Taiwan evitare gli errori fatti con Mosca

Putin e il presidente cinese Xi Inping

Discuteranno di strategia politica, i 27 leader dell’Unione Europea al Consiglio che si apre a Bruxelles per analizzare la relazione con la Cina, anche alla luce del congresso del Partito Comunista e la conferma di Xi Jinping alla più alta carica.

TAIWAN – L’Ue, attraverso il suo servizio di azione esterna, cerca di stimolare il dibattito tratteggiando diversi scenari, compresi quelli più estremi. Tipo, cosa accadrebbe nel caso di un attacco a Taiwan? “L’Ue – argomenta un alto funzionario europeo – non potrebbe stare in disparte e le conseguenze per la nostra economia sarebbero pesanti”. Il ragionamento, a grandi linee, è quello di non ripetere gli errori del passato con la Russia, alla quale è stata consegnata un’eccessiva ‘leva’ sulla sicurezza energetica del blocco. Già nel 2016 si richiamava l’Unione – e gli stati membri – a una “maggiore diversificazione degli approvvigionamenti”.

BERLINO – Ma c’è chi ha fatto spallucce ed è andato dritto per la sua strada. Naturalmente il pensiero corre alla Germania, che ha difeso con le unghie e con i denti il Nord Stream 2 fino alla fine. E c’è chi nota la visita prossima ventura del Cancelliere Olaf Scholz a Pechino, con al seguito una folta delegazione di uomini di affari. “Nessuno tra i 27 pensa di condannare Berlino per questo, la Cina continua ad essere vista come un partner commerciale importante, nonostante vi è un crescente consenso davanti alla necessità di usare un linguaggio più netto sui temi dei diritti umani e di Taiwan”, nota un diplomatico di rango europeo.

DIPENDENZA – Se dunque non esiste un caso Germania, si sta facendo largo la consapevolezza che neppure con la Cina – viste pure le ambiguità sulla crisi ucraina – si può continuare col ‘business as usual’. Al summit non ci saranno conclusioni scritte e al momento la strategia tripartita – Pechino come “partner, competitor e rivale sistemico” – non verrà ancora rivista. “Non è il momento adatto”, spiega un funzionario europeo. Però meglio iniziare il lavoro prima che sia troppo tardi. Le criticità stanno tutte nelle “catene di valore” tra l’Europa e la Cina, fiorite nella globalizzazione, e le dipendenza che queste portano in settori chiave e strategici. Come le terre rare o i semiconduttori. “Il 98% dei nostri chip vengono da Taiwan: cosa accadrebbe se l’isola si ‘riunisse’ con la madrepatria? Saremmo fritti”, evidenzia una fonte.

PRUDENZA – L’esercizio parte dalla constatazione che la Cina è un player troppo ingombrante per poter essere trattato come la Russia, che si può “isolare” benché pagando un prezzo. Ecco, quel prezzo con Pechino sarebbe troppo alto. Dunque sarà il caso di prendere già da subito le opportune contromisure, lavorando su “alleanze e convergenze” nell’area indo-pacifica. Tutto questo per prudenza.

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Sandro Bennucci

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