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Calenda a Palazzo Chigi: “Da Giorgia Meloni ho visto aperture. Il Pd non risponde mai alle proposte serie”

Calenda a Palazzo Chigi (Foto ANSA)

ROMA – “È stato un incontro molto positivo, fatto nel merito dei provvedimenti e dove abbiamo esposto le nostre proposte. Ovviamente ci sono delle cose su cui non siamo assolutamente d’accordo e di cui non abbiamo nemmeno discusso come la flat tax”. Questo il commento di Carlo Calenda dopo l’incontro sulla manovra, a Palazzo Chigi, con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Assieme a Calenda i presidenti dei gruppi Azione-Italia viva alla Camera e al Senato, Matteo Richetti e Raffaella Paita, oltre a Luigi Marattin, capogruppo del Terzo polo in commissione Bilancio a Montecitorio, e ai tecnici con cui nei giorni scorsi è stata elaborata una proposta di contro-manovra da presentare alla premier.

Ancora Calenda: “Abbiamo invece discusso di imprese 4.0, difesa dei piani ambientali ed energetici nel dettaglio e sempre molto nel dettaglio abbiamo discusso di un tetto nazionale al costo del gas e dell’elettricità al posto dei crediti d’imposta. Abbiamo discusso della sanità e dell’aumento di stipendi per gli infermieri per un maggior supporto, abbiamo parlato di un ripristino di ‘Italia Sicura’, soprattutto alla luce di quanto accaduto a Casamicciola – continua Calenda -. Abbiamo parlato anche della questione PNRR e suggerito alcune soluzioni per farlo andare più speditamente. Infine, abbiamo parlato del taglio al cuneo fiscale per farlo concentrare sui giovani, e di far diventare il reddito di cittadinanza di nuovo ‘Rei’ cioè farlo gestire dai comuni”.

Riguardo all’utilizzo dei fondi Mes per contrastare i tagli alla sanità, “c’è una differenza di vedute molto ampia che sappiamo sia inconciliabile”, spiega l’ex ministro. “La collaborazione parlamentare c’è per definizione, nel senso che noi presenteremo degli emendamenti pur sapendo che i tempi della manovra sono estremamente ristretti. Se poi parliamo di un voto di fiducia, quello ovviamente non ci sarà, quello che ci siamo impegnati a non fare è l’ostruzionismo parlamentare, perché mandare il Governo in esercizio provvisorio sarebbe stato un dramma per l’Italia”.  

Alla domanda sui rapporti col Pd, Calenda risponde: “Prima di mandare la nostra contro-manovra alla Meloni, io l’ho mandata a Enrico Letta, dicendogli ‘vogliamo discuterne insieme e presentare una cosa insieme?’. La risposta non c’è proprio stata. Perché? Non so, dovete chiedere a loro. Si lamentano che non hanno interlocuzione, ma quando l’interlocuzione è su cose concrete, non rispondono mai. E la ragione è che sulle cose concrete all’interno sono divisi in centomila rivoli. Io questa cosa qua non la faccio. Io non vado in piazza senza spiegare cosa chiedo di diverso per il Paese – ha aggiunto -. È una cosa che non ha nessuna costruttività. E noi siamo in una condizione, in Italia, per cui non si può continuare a fare questa roba, per carità legittima, di andare in piazza per qualsiasi cosa senza mai spiegare, e chiedere soldi su tutto. Lo fanno anche i sindacati. Così siamo buoni tutti. Invece noi, con gli stessi saldi della manovra, abbiamo studiato come mettere quei soldi”.


Sandro Bennucci

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