
Bologna, Cgil: elezione segretario provinciale, risuona l’inno sovietico. FdI attacca Landini

BOLOGNA – Alla Cgil di Bologna lo giustificano come un errore del disc-jockey, ma l’incidente musicale capitato al congresso sta creando imbarazzi e polemiche: quando il neoeletto segretario, Michele Bulgarelli, è stato proclamato ed è salito sul palco alla presenza del segretario generale Maurizio Landini, dalle casse, al circolo Arci di San Lazzaro di Savena, è partito l’Inno dell’Unione Sovietica, che peraltro ha la stessa musica dell’attuale inno della Russia.
La versione diffusa ieri sera è stata però quella più celebre dell’Unione Sovietica (quella di Stalin e Breznev), cantata dal coro dell’Armata Rossa, e non quella con il testo aggiornato in epoca Putin.
Si sarebbe trattato, a quanto spiegano al sindacato, di un malinteso con la regia: alla proclamazione del segretario sarebbe infatti dovuta partire l’inno dell’Internazionale’, storico canto del socialismo mondiale che affonda le proprie origini nella Comune di Parigi. Ma alla consolle qualcosa è andato storto e anziché l’Internazionale è partito l’Inno dell’Unione Sovietica.
La pagina Facebook del sindacato dei pensionati ha pubblicato un video che riprendeva la scena, poi tolto in fretta e furia quando ci si è accorti dello scivolone che inizialmente era sfuggito a tutti. Ma non al centrodestra, in particolare Fratelli d’Italia che attacca: “Landini si scusi – dice il capogruppo alla Camera di Fdi Tommaso Foti – e condanni pubblicamente quanto avvenuto ieri sera a Bologna. È un’offesa alle tante vittime del popolo ucraino che combattono per la libertà. E Landini, che era presente all’evento, ne prenda immediatamente le distanze”.
Contro Landini anche il senatore Maurizio Gasparri (Fi):””Landini si scusi e prenda immediatamente le distanze da quanto accaduto ieri al Circolo Arci San Lazzaro di Savena o si dimetta. È inaccettabile che il nuovo segretario locale della Cgil venga ‘accolto’ con l’inno dell’Urss. Un’offesa implicita anche a chi sta combattendo per la libertà in Ucraina”.