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Le imprese cercano laureati: ne trovano meno della metà. La preparazione spesso non è adeguata

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Il problema del lavoro per i giovani è uno dei più gravi che i governi si trovano ad affrontare, in modo particolare per i laureati, le cui caratteristiche non corrispondono molto spesso ai profili richiesti dalle aziende per le loro esigenze. a riprova dello scarso collegamento fra Università e mondo dell’industria.

Una ricerca basata sui dati Unioncamere Arpal, sulla base del sistema informatico Excelsior, ha dimostrato che nel 2022, la ricerca di laureati da parte dell’industria ha superato le 78omilaunità, 782.720 per l’esattezza, arrivando a rappresentare il 15,1%del totale dei contratti che le imprese intendevano stipulare lo scorso anno, in aumento di 1,4 punti percentuali rispetto al 2021.

II problema è che le selezioni, in quasi un caso su due, si sono rilevate particolarmente complesse. Il 47,3% dei profili, necessari ha comportato una ricerca lunga e difficile che ha impegnato anche 4-5 mesi. I motivi alla base del “mismatch” sono essenzialmente due: la mancanza di candidati che si presentano ai colloqui (soprattutto nelle selezioni di profili “Stem”) e la preparazione non adeguata alle richieste delle imprese (ormai trasversale anche tra le lauree).

La difficoltà di reperimento dei laureati nel 2022 è cresciuta di molto anche rispetto al passato recente: si passa dal 37,9% di quota di introvabili nel 2021 all’attuale 47,3%, con una crescita di oltre 9 punti. «Il mancato incontro tra domanda e offerta è una delle grandi strozzature del mercato del lavoro italiano – ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete -. Anche per questo abbiamo lanciato nei mesi scorsi la piattaforma excelsiorienta, con l’obiettivo di aiutare gli studenti a conoscere ed orientarsi meglio nel mondo del lavoro, in modo da scegliere il percorso di studi più adeguato alle proprie attitudini e alle esigenze delle imprese».

Lo scorso anno, i profili più richiesti dalle aziende sono stati gli economisti, con quasi 207mila entrate previste. Ma di queste assunzioni preventivate, il 36%, pari a 74.300 posizioni, sono risultate di difficile reperimento. Al primo posto tra le lauree introvabili spicca l’indirizzo medico-odontoiatrico con il 68,7% di difficoltà. A seguire, intorno al 60%di irreperibilità, ci sono alcune specializzazioni di ingegneria (industriale, elettronica e dell’informazione), i laureati in chimica-farmaceutica, i matematici, i fisici, gli informatici.

Insomma, per la gran parte si tratta di profili scientifico-tecnologici che sono ancora scelti da pochi studenti. In Italia (fonte Ocse, 2021) i laureati Stem (facoltà che appartengono all’ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico) fra i 25 e i 34enni sono appena il 6,7% (con una quota minima tra le donne); contro una media Ocse del 12,2%.

Si tratta di una carenza universitaria di mancato orientamento, ma anche di scarsa preparazione alle superiori, che probabilmente scoraggia per il proseguo universitario. Secondo l’Invalsi (ultimo rapporto, 2022) il 51% dei maturandi esce da scuola senza aver raggiunto la soglia minima di competenze in matematica (era il 42% nel 2019). Manca un sistema di orientamento dei ragazzi affidabile e diffuso su tutto il territorio. Occorre dunque affrettarsi per far sì che gli Atenei incentivino i percorsi di cui c’è obiettiva carenza, tagliando quelli ridondanti, che spesso sono quelli, meno impegnativi, che attirano di più una buona parte degli studenti- I finanziamenti del Pnrr dovrebbero servire anche a facilitare questi percorsi, ma dubitiamo che si arrivi a tanto.

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