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Mosca: condannato a 25 anni dissidente Kara-Murza. In tribunale grida: “La Russia sarà libera”

Il carcere delle purghe di Mosca: Lefortovo

L’hanno condannato a 25 anni, a Mosca, Vladimir Kara-Murza. Aveva criticato l’aggressione all’Ucraina. Venticinque anni di reclusione “a regime severo”. Uscendo dal tribunale ha gridato: “La Russia sarà libera”

I giudici hanno riservato a Vladimir Kara-Murza la più pesante delle condanne finora inflitte a un dissidente per essersi schierato contro l’invasione dell’Ucraina e aver denunciato i bombardamenti sui civili. Forse addirittura la più dura a un avversario di Putin da quando è salito al potere nel 1999.

“Alto tradimento, diffusione di notizie false sull’esercito, collaborazione con un’organizzazione indesiderata”: sono queste le imputazioni di evidente matrice politica che le autorità russe hanno caricato sulle spalle di Kara-Murza in un processo a porte chiuse subito criticato dall’Onu e da moltissimi Paesi occidentali.

Un processo che per molti osservatori rappresenta l’ennesima prova della sempre più chiara deriva autoritaria del Cremlino e di una repressione politica che ha fatto finire in carcere o ha costretto all’esilio quasi tutti gli oppositori russi. Nonostante la durissima condanna – 25 anni era esattamente la pena massima chiesta dalla pubblica accusa – Kara-Murza non ha perso la sua tenacia. “La Russia sarà libera!”, ha gridato in aula, ripetendo uno degli slogan più urlati durante le proteste anti-Putin: quelle guidate negli anni passati da un altro dissidente ingiustamente dietro le sbarre, Alexei Navalny, che ha a sua volta definito la condanna “politica” e “fascista”.

Kara-Murza non ha mai fatto un passo indietro davanti ai giudici. La settimana scorsa ha paragonato il processo contro di lui a quelli del regime stalinista e ha detto di non pentirsi delle sue parole di denuncia contro la guerra ma di esserne anzi “orgoglioso”. Oggi, stando a quanto racconta la sua legale, Maria Eismon, ha dichiarato che la sentenza gli ha fatto comprendere di “aver fatto tutto bene” in questi anni di attività politica e che la sua autostima è addirittura aumentata dopo una condanna così severa. Il verdetto dei giudici è stato criticato da mezzo mondo.

L’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, Volker Turk, ha chiesto il rilascio immediato di Kara-Murza sottolineando che l’oppositore “è stato processato per imputazioni che appaiono legate al legittimo esercizio del suo diritto alla libertà di opinione, espressione e associazione”. La Gran Bretagna – di cui Kara-Murza ha la cittadinanza, essendovisi trasferito quando era ragazzino – ha convocato l’ambasciatore russo e ha rimarcato “la mancanza di impegno della Russia nella protezione dei diritti umani fondamentali”.

Dure critiche sono arrivate anche da Parigi, da Berlino, dall’Ue, che ha parlato di sentenza “politica”, e da Washington, che ha denunciato una “campagna di repressione”. Anche la Farnesina ha puntato il dito contro Mosca, accusandola di voler “silenziare ogni forma di dissenso”. Kara-Murza, 41 anni, è uno dei volti più noti dell’opposizione russa e si sospetta sia stato avvelenato nel 2015 e ancora nel 2017: due episodi che secondo i suoi avvocati hanno ancora oggi serie conseguenze sulla sua salute. L’oppositore era molto legato a Boris Nemtsov, il dissidente ucciso otto anni fa su un ponte a due passi dal Cremlino, ed era in prima fila per l’adozione del ‘Magnitsky Act’, con cui gli Usa sanzionano i funzionari russi sospettati di abusi dei diritti umani. E’ stato arrestato un anno fa.

Inizialmente per 15 giorni, per “disobbedienza alla polizia”. Poi le accuse si sono sommate le une alle altre fino a terminare in un processo kafkiano. Per i suoi discorsi in Europa e negli Usa contro la guerra, l’oppositore è stato accusato in base alla famigerata legge che prevede fino a 15 anni di reclusione per la diffusione di informazioni sull’esercito che dovessero essere ritenute “false” dalle autorità russe: una legge bavaglio che di fatto impedisce di criticare la cosiddetta ‘operazione militare speciale’ in Ucraina e parlare dei crimini di cui sono accusate le truppe russe. Poi, a ottobre è arrivata l’imputazione di “alto tradimento”, anch’essa ritenuta inventata di sana pianta per colpirlo.



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