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Expo 2030: l’Arabia Saudita sfoggia la sua potenza a Parigi. Ma Roma se la gioca (senza guastatori)

Giorgia Meloni alla presentazione della candidatura di Roma per Expo 2030

Emmanuel Macron l’ha sussurrato a Giorgia Meloni: “Per Expo 2030 ho preso un impegno con Riad”. La Premier ha replicato: “Me la gioco comunque”. I tre finalisti sono infatti l’Italia con Roma la Corea del Sud con Busan, l’Arabia Saudita con Riad. Chi la spunterà? La decisione verrà presa nella riunione del Bie (Bureau International des Expositions), prevista a novembre.

L’Arabia Saudita è in regola con la carta dei diritti? Non se ne è parlato davanti all’Assemblea generale della Bie, a Parigi. Riad promette che, se il Paese si vedrà assegnata l’Expo 2030, organizzerà l’esposizione “più impattante di sempre” dando spazio adeguato anche alle altre nazioni partecipanti. Lo fa sapere la Royal commission for Riyadh city, l’autorità per lo sviluppo della capitale saudita.

Il tema proposto dall’Arabia, che ha ricordato “di avere innescato negli ultimi 8 anni più cambiamenti che nei precedenti 80”, è proprio ‘L’era del cambiamento: insieme per un futuro lungimirante’. In particolare si pone l’obiettivo – è stato ricordato – “di favorire il dialogo, l’innovazione, affrontare il cambiamento climatico e dare a tutte le nazioni una voce”. Sostenibilità e inclusività sono obiettivi centrali. Il Regno saudita mette a disposizione di 100 Paesi in via di sviluppo un pacchetto di assistenza da 343 milioni di dollari. In tutto sarebbero spesi 7,8 miliardi di dollari, a fronte di un programma di investimenti per Vision 2030 da 3,3 trilioni di dollari da spendere entro la fine del decennio, di cui almeno il 30% destinati a Riad.

Un business di non poco conto per chi sarà in grado di offrire merci, servizi, know how, da tutto il mondo. La scommessa per il più grande e ricco Paese del Golfo è vitale: per quell’anno, infatti, prevede di aver raggiunto gli obiettivi di Vision 2030, il piano del Regno volto a diversificare la sua economia rendendola sempre meno dipendente dal petrolio. E l’Expo sarebbe la vetrina ideale per mostrare il suo nuovo volto.

“È una priorità strategica per il regno consegnare un’esposizione costruita dal mondo, per il mondo”, ha detto all’Assemblea Generale il principe Faisal Bin Farhan Al Saud, ministro degli Affari Esteri. Ha poi ricordato ai delegati che il 48 percento della popolazione di Riad, di oltre 7 milioni di abitanti, proviene da oltre 80 Paesi. Il colpo finale, all’Assemblea generale della Bie, è stato un tour virtuale di quello che potrebbe essere l’Expo di Riyadh, uno spettacolo tenuto sullo spazio verde Champ de Mars vicino alla Torre Eiffel. Con i delegati a bocca aperta.

Però la corsa è lunga. Potenza economica a parte, Riad ha qualche problema nel riconoscimento dei diritti. Si ripeterà un’assegnazione d’impeto come i Mondiali in Qatar? Roma e l’Italia hanno carte importanti da giocare. Basta che non venga fuori la solita squadra nazionale di guastatori.



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