Clima: il 2023 anno più caldo in assoluto. Aumentata la temperatura del mare. Rischio “bombe d’acqua”
Ora c’è la certificazione: il 2023 è stato, in assoluto, l’anno più caldo dal 1850. Con l’aumento della temperatura media globale vicina a 1,5 gradi centigradi (1,48 rispetto al livello preindustriale 1850-1900), un limite indicato dall’Accordo di Parigi da non superare – ma per almeno 20 anni – per scongiurare la diffusione e il peggioramento di eventi meteo estremi.
Una sensazione? Temperatura percepita? No, lo afferma Copernicus climate change (C3s), il programma di osservazione della Terra di Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Commissione europea. Carlo Buontempo, direttore del Servizio per il Cambiamento Climatico, esorta a “decarbonizzare urgentemente la nostra economia, utilizzando i dati e le conoscenze sul clima per prepararci al futuro”. Lo ascolteranno? Il Cop28 in casa produttori di petrolio ha stabilito che la fine del petrolio avverrà solo nel 2050. Intanto monitoreremo i progressi.
Personalmente mi permetto un inciso: il rischio eventi estremi, soprattutto le alluvioni. Non solo perchè, fra Toscana ed Emilia Romagna, siamo stati in ondati e devastati. Ma soprattutto mi permetto di insistere sulle “bombe d’acqua”. Il termine mi appartiene, lo sa anche l’Accademia della Crusca: lo coniai – grazie all’aiuto di due grandi prifessori ora scomparsi, Giampiero Maracchi climatologo e Raffaello Nardi, geologo – all’indomani dell’alluvione nell’Alta Versilia (1996) quando caddero oltre 400 millimetri di pioggia, in poche ore in un fazzoletto di terra. Ecco, fenomeni come le “bombe d’acqua” fanno paura perchè, ormai, si ripetono con frequenza.
Occorre proteggere il territorio e curare i fiumi: non basta _ e lo dico per governanti e amministratori – annunciare temporali con “rischio idrogeologico”. Lo scrivo da oltre 50 anni – tanto per fare un esempio concreto – a proposito dell’Arno. Dal 1966 in poi è stato fatto poco o nulla per contenere i “capricci” di un torrente che, come il “nostro”, ha sfrenate ambizioni di fiume. Dal 1177 ha devastato 68 volte Firenze e due terzi della Toscana. Pensiamoci!
Ma torniamo allo studio scientifico. L’anno scorso quasi il 50% dei giorni sono stati più caldi di oltre 1,5 gradi rispetto al livello del 1850-1900, e due giorni di novembre sono stati, per la prima volta, più caldi di oltre 2 gradi.
Copernicus chiarisce che “non significa che abbiamo superato i limiti fissati dall’Accordo di Parigi ma stabilisce un precedente terribile”. Stando alle rilevazioni di Copernicus, il 2023 ha registrato una temperatura media globale sulla superficie terrestre di 14,98 gradi centigradi, 0,17 in più rispetto al precedente valore annuale record del 2016.
Ogni mese da giugno a dicembre dell’anno scorso è stato più caldo del mese corrispondente in qualsiasi anno precedente, portando così il 2023 a diventare l’anno più caldo di sempre. Luglio e agosto sono stati i due mesi più caldi mai registrati mentre dicembre è stato il dicembre più caldo a livello globale, con una temperatura media di 13,51 gradi (0,85 gradi al di sopra della media 1991-2020 e 1,78 gradi al di sopra del livello 1850-1900 del mese).
Per quanto riguarda le temperature medie globali della superficie del mare “sono rimaste elevate in modo persistente e insolito, raggiungendo livelli record da aprile a dicembre”afferma Copernicus spiegando che il 2023 ha visto la transizione a El Niño, il fenomeno atmosferico di riscaldamento del Pacifico, che dura fra i 9 e i 12 mesi, aumenta le piogge in alcune aree e la siccità in altre.
Nella primavera del 2023, infatti, La Niña (che porta temperature fredde sull’oceano Pacifico) è terminata lasciando spazio a El Niño. Il ghiaccio marino antartico in 8 mesi del 2023 ha raggiunto un’estensione minima record e sia l’estensione giornaliera che quella mensile hanno raggiunto i minimi storici a febbraio. Record per le concentrazioni di anidride carbonica e metano nell’aria nel 2023, rispettivamente a 419 ppm (parti per milione) e 1902 ppb (parti per miliardo).
In tutto il mondo, l’anno scorso, c’è stato un gran numero di eventi estremi, tra cui ondate di calore, inondazioni, siccità e incendi. Le emissioni globali di carbonio per gli incendi boschivi nel 2023 sono aumentate del 30% rispetto al 2022, in gran parte a causa degli incendi persistenti in Canada.
Questi dati “forniscono un’ulteriore prova del crescente impatto dei cambiamenti climatici” commenta Mauro Facchini, capo dell’Osservazione della Terra presso la Direzione generale per l’Industria della Difesa e lo Spazio della Commissione Europea – L’Unione Europea ha concordato una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030, oggi mancano solo 6 anni”. Morale? Non bisogna spaventarci di fronte a studi precisi e rigorosi. La risposta sensata è correre ai ripari. Governanti e amministratori ne tangano conto. Evitandoi di fare discorsi vuoti di fronte a eventuali disastri abbondantemente annunciati.