Tunnel sotto l’Arno: come il Vasariano. Quando i soprintendenti decidono al posto di Palazzo Vecchio
A metà degli anni Ottanta, un soprintendente ai beni archeologici, fece scoperchiare piazza della Signoria, la più bella del mondo col suo fascino medievale, perchè sotto le pietre di fronte a Palazzo Vecchio, c’erano i resti di una lavanderia romana. Piazza devastata dal cantiere, reti a proteggere gli scavi: con dentro piccioni, gazze e perfino falchetti. Un pollaio. In attesa di soluzioni che non c’erano: si pensò perfino a una coprtuta di vetri. Così si poteva vedere osa c’era sotto. Un obbrobrio. Tralascio le polemiche e perfino un referendum fra i lettori de “La Nazione” proposta da me che in quel periodo ero nel vertice della Cronaca di Firenze. Storia lunga, la sintetizzo: alla fine venne nominata ministro dei beni culturali (1988) una signora siciliana, socialdemocratica, ma soprattutto dotata di buon senso: Vincenza Bono Parrino. Vide piazza della Signoria, ascoltò la gente (anche il vostro cronista che la intervistò) e dispose il ripristino delle vecchie pietre. Anche perchè la lavanderia romana non aveva gran pregio. Ce n’erano tante meglio conservate, non solo a Roma.
STADIO – Potrei citare altre ingerenze, dovute o meno, dei vari soprintendenti. Ma passo alla vicenda più recente: quella dello stadio Franchi. Monumento nazionale, vero, ma anche costruzione in cemento, ormai fatiscente, nata all’inizio degli anni Trenta del secolo scorso. Firmata dall’architetto Pier Luigi Nervi con stile lungimirante (a parte la forma a D di Duce, probabile omaggio a Mussolini), ma logorata dal tempo e superata come luogo per lo spettacolo sportivo. Basta vedere cosa c’è in Europa e nel mondo, perfino nelle cittadine che si affacciano alla Conference. Il Franchi doveva essere abbattuto e rifatto. Il soprintendente disse no. Il Comune di Firenze dovette obbedire. Inventandosi il progetto di “miglioramento e copertura”, fiorentinamente chiamato “rabbercium”. Impossibile opporsi alla visione conservatrice del soprintendente? Impossibile.
TUNNEL SOTTO L’ARNO – Ed eccoci alla notizia di oggi, che porta alla ribalta ancora la visione, e la volontà di un soprintendente. In questo caso della dottoressa Antonella Ranaldi, incaricata di vigilare su Archeologia, Belle arti e Paesaggio della città metropolitana di Firenze e delle province di Prato e Pistoia. Ai microfoni di Controradio ha espresso un giudizio favorevole rispetto al progetto di riapertura del tunnel pedonale sotto l’Arno, lanciata dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. L’idea di collegare il lungarno della Zecca, dove si fermano i pullman turistici, con l’Oltrarno ”potrebbe essere l’alternativa all’attraversamento del Corridoio Vasariano. Non conosco l’onere dei costi dell’operazione però sfociare a San Niccolò potrebbe essere un’idea tant’è che è un’opera già esistente non da realizzare ex novo”.
SAN NICCOLO’ – L’intervento, lo abbiamo scritto su Firenze Post, è tornato alla ribalta nei giorni scorsi con il sopralluogo del presidente della Regione Eugenio Giani con la sindaca Sara Funaro al tunnel sotto l’Arno, in piazza Poggi, all’ingresso dell’ex spiaggia sull’Arno e di fronte alla Torre di San Niccolò. Le tubature servivano ai soldati, si dice anche durante l’assedio di Carlo V (1530), quando i fiorentini giocarono la più famosa partita di Calcio in costume. Quel “tubone” consentiva di passare sotto l’Arno e arrivare dove c’è la Torre di San Niccolò. In epoca più moderna serviva alla manutenzione della fabbrica dell’acqua. L’intenzione sarebbe quella di ripulirlo e farlo diventare un camminamento sotterraneo grazie a 7,5 milioni di euro di disponibilità dei fondi ”Fsc”, dopo l’accordo col governo dello scorso 13 marzo.
UFFIZI – Che cosa ha pensato la Soprintendente? Di farne un’alternativa al Vasariano per passare da una parte all’altra dell’Arno. Così le folle da overtourism potranno trovare un’attrattiva che impedisca di affollare gli Uffizi. A parte il fatto che occorrerà molta attenzione, e verifiche di sicurezza importanti, prima di portare centinaia di persone, a qualsiasi ora, nel tunnel sotto il fiume. Ma c’è la sensazione che quel “via libera” sia una sorta di indicazione da rispettare. Perchè lei è “sopra” e gli “intendenti”, ossia coloro ai quali è rivolto l’invito, stanno ragionevolmente sotto.