Ucraina: braccio destro di Zelensky si è dimesso. Travolto dall’inchiesta per corruzione. Lui: “Disgustato, vado al fronte”

KIEV – Andriy Yermak, il braccio destro di Zelensky, ‘l’eminenza verde’, il ‘vicepresidente’, si è dimesso. Nemmeno lui, che in Ucraina – e non solo – era considerato il politico più influente del Paese dopo il presidente, ha potuto nulla contro l’inchiesta di corruzione da 100 milioni di dollari sul settore energetico ucraino, il terremoto più grave nel governo di Kiev dall’inizio della guerra.
Con l’inchiesta arrivata a lambire i suoi uffici, Zelensky non ha potuto fare altro che silurare il suo fedelissimo: troppo alta la posta in gioco, mentre in queste ore si negozia per quella che rappresenta l’opportunità più concreta di porre fine alla guerra. Prima dello tsunami, Yermak infatti era pronto a volare a Miami per i colloqui con la squadra del presidente Trump sul piano di pace. Al suo posto ci sarà invece Rustem Umerov, il volto pulito scelto da Zelensky per guidare il suo team. E per provare a recuperare credibilità, cruciale per le sorti di Kiev nella delicata trattativa.
Yermak, 54 anni, è la vittima più nota di un’indagine per corruzione che ha visto anche le dimissioni di due ministri e il coinvolgimento di persone vicinissime a Zelensky. Il suo addio non poteva che essere accompagnato dalle polemiche: “Sono disgustato”, ha detto definendosi “una persona onesta e perbene” e annunciando di voler “andare al fronte” e di non avere alcun rancore nei confronti del presidente.
Da parte sua, Zelensky ha elogiato il lavoro svolto dal suo braccio destro. Ma ha sottolineato come in questo momento, “non ci dovrebbe essere motivo di essere distratti da nient’altro che dalla difesa dell’Ucraina”. Parole che tentano di celare un’amara verità per il leader di Kiev: ora è più solo che mai. In questi anni, Yermak è stato un pilastro del presidente, come testimoniano le foto ufficiali di vertici, incontri e viaggi che li hanno ritratti sempre fianco a fianco. Secondo i media, persino i loro letti nel bunker sotterraneo dell’ufficio presidenziale erano vicini. E nel tempo libero, giocavano a ping-pong, guardavano film o si allenavano.
Col suo braccio destro fuori dai giochi, il presidente si ritrova asserragliato: seppure potente, la figura di Yermak era ormai ampiamente impopolare e inviso a due terzi della popolazione, stando a un sondaggio dello scorso marzo. Le sue dimissioni hanno scatenato l’opposizione ucraina ed ex funzionari in patria, sul piede di guerra per chiedere a Zelensky un cambio di registro sul suo modo di governare il Paese, giudicato troppo rigido e accentratore. Arrivando ad evocare persino un governo di unità nazionale.
Dall’altra parte, il Cremlino gongola e non perde l’occasione per attaccare Kiev e i suoi alleati: “Tutta questa corruzione era e continua a essere legata ai soldi che americani ed europei hanno donato per la guerra”, ha affermato Dmitry Peskov. Per Putin – che venerdì ha ricevuto Viktor Orban, garantendo il petrolio al fedele alleato europeo – è l’occasione di incassare il più possibile dal momento di debolezza dell’Ucraina, mentre continuano i bombardamenti e si negozia per la fine della guerra.
Sul fronte diplomatico, si guarda agli Stati Uniti, dove la delegazione ucraina – guidata ora da Umerov – lavorerà il più possibile a limare il contenuto del piano di pace a favore di Kiev, sul solco di quanto già ottenuto negli incontri di Ginevra.
In Florida sono previsti colloqui con il segretario di Stato Marco Rubio e Steve Witkoff, che poi nella prima metà della prossima settimana volerà a Mosca da Vladimir Putin. Mentre lunedì Zelensky è atteso a Parigi per un incontro col presidente Macron. “La diplomazia resta attiva”, ha assicurato in serata il leader di Kiev. Come a rassicurare gli ucraini – e se stesso – in uno dei momenti più difficili per il Paese dall’inizio della guerra.
