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Manovra al traguardo fra le tensioni. Giorgetti: “Non mi dimetto”. Pensioni: spunta una nuova stretta

Il ministro Giancarlo Giorgetti (Foto Mef)

ROMA – Tensioni forti nella maggioranza, polemica aperta con le opposizioni che minacciano di bloccare tutto. Ma alla fine la quarta legge di bilancio del governo Meloni taglia il primo traguardo, quello più importante visto che ora modifiche saranno improbabili. La maggioranza si ricompatta dopo la presa di posizione della Lega. Lunedì la manovra approderà in Aula.

Che sventa l’aumento dell’età pensionabile, ma ingoia lo stop ad un’altra propria proposta, il cumulo per anticipare l’uscita. Il governo corregge in corso il pasticcio sulle risorse alle imprese, prima stralciate per finire in un decreto e poi riproposte. Il ministro leghista dell’Economia Giancarlo Giorgetti ci mette la faccia e nega di aver pensato alle dimissioni. E per coronare il risultato il presidente del Senato Ignazio La Russa si presenta in commissione per ringraziare tutti, maggioranza e opposizione.

L’ultimo giorno di lavori in commissione a Palazzo Madama inizia di buon mattino. Il nuovo emendamento che reintroduce in manovra le misure per le imprese, che meno di 24 ore prima si era deciso di trasferire in un decreto ad hoc, arriva in commissione. Ci sono, come atteso, le risorse per Transizione 5.0, Zes e caro-materiali, ma spunta anche un nuovo colpo alla previdenza. Viene cancellata la possibilità di andare in pensione di vecchiaia anticipatamente cumulando gli importi dei fondi pensione. Una norma fortemente voluta dalla Lega, tanto che qualcuno maligna di una “punizione” alla linea dura di Salvini, che ha costretto la premier Giorgia Meloni a scendere personalmente in campo per serrare i ranghi.

Sul fronte previdenza sono ulteriormente tagliati i fondi per il pensionamento anticipato di precoci e usuranti e si amplia la platea di imprese tenute a conferire il Tfr all’Inps. “Il governo si accanisce sui lavoratori”, denunciano le opposizioni. “E’ la peggior manovra degli ultimi anni”, è netta la leader Dem Elly Schlein: “Meloni fa cassa sulle pensioni”.

La Lega però non molla: “L’accumulabilità è un esperimento che vorremmo continuare, faremo una norma ad hoc”, dice Claudio Borghi. Che poi scherza su una ferita alla testa: “Ho preso una finestra mobile”. Fonti del partito di via Bellerio danno voce alla “soddisfazione”: 3 miliardi in più per imprese, per Ponte sullo Stretto e Piano casa, “senza aumentare l’età per andare in pensione”.

Anche se in realtà le risorse per il Piano casa vengono ridotte di 90 milioni nel biennio rispetto a quanto inizialmente prospettato. Il ministro dell’economia liquida la questione: la norma sull’accumulo “l’abbiamo introdotta l’anno scorso e pare non interessare nessuno”, dice Giorgetti. Che in mattinata si presenta a sorpresa in commissione. La seconda volta in una settimana. Su di lui c’è il pressing delle opposizioni dopo le tensioni nella maggioranza per la presa di posizione del suo partito. “A me interessa il prodotto finale: lavoriamo per il bene del Paese”, dice ai cronisti che gli chiedono se in questi giorni abbia pensato alle dimissioni.

“Alle dimissioni ci penso tutte le mattine, sarebbe la cosa più bella da fare…”, scherza: ma siccome sono alla mia ventinovesima manovra, “so come funzionano le cose”, chiude le polemiche. La giornata procede a rilento. Tra sospensioni e riprese. Non manca qualche momento di tensione. Quando il grosso sembra fatto, spunta un nuovo emendamento che riapre il condono del 2003.

Le opposizioni vanno all’attacco e i lavori vengono sospesi: è una forzatura – denunciano Pd, M5s, Iv e Avs – ritirino o sarà ostruzionismo. Il capogruppo di FdI a Palazzo Madama Lucio Malan si precipita in commissione e dopo un po’ prende forma la marcia indietro: “L’emendamento sarà trasformato in ordine del giorno”, annuncia. L’hanno ritirato, lo correggono le opposizioni: “Abbiamo sventato un blitz”.

La tensione si fa sentire anche tra le file del centrodestra, con un battibecco in commissione tra il presidente di FdI Nicola Calandrini e il sempre attivo senatore di FI Claudio Lotito. Che si impunta su due emendamenti, ma poi si accontenta di un ordine del giorno. In serata arriva in commissione anche il presidente del Senato La Russa. Una visita inusuale, per “ringraziare – spiega – maggioranza e opposizione”.

Quando entra in commissione dopo il voto, si racconta anche di un siparietto con il senatore di FI Maurizio Gasparri: “Lei chi è?”, gli chiede l’azzurro; “Sono quello che ha cominciato con l’Msi e poi se n’è dimenticato”, risponde la seconda carica dello Stato. Il clima si è rasserenato. La manovra incassa il via libera della commissione, lunedì arriverà in Aula.



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