Skip to main content
Ritratto di Anna Maria Luisa de' Medici da giovane

Diamante fiorentino: la Regione chiede che gli Asburgo-Lorena lo restituiscano a Firenze. Il testamento di Maria Luisa de’Medici

Ritratto di Anna Maria Luisa de' Medici da giovane
Ritratto di Anna Maria Luisa de’ Medici

FIRENZE – Dopo qualche mese, anche la Regione Toscana è scesa in lizza nel tentativo di riportare a Firenze il diamante “fiorentino”, appartenuto ai Medici eppoi finito fra i gioielli dell’impero austriaco. Ritrovato in Canadà, nel caveau di una banca, dove l’aveva depositato nel 1945 l’ultima imperatrice, Zita di Borbone Parma.

Dopo la notizia del ritrovamento, il nostro giornale, “Firenze Post”, attraverso un articolo firmato dal direttore, Sandro Bennucci, affermò che il diamante appartiene alla città e alla Toscana in viortù del “patto di famiglia”, ossia del testamento di Anna Maria Luisa de’ Medici, la quale dispose che tutti i beni di famiglia dovessero restare per sempre qui. Il diamante “fiorentino” venne portato a Vienna dai Lorena, che governarono la Toscana dopo i Medici, ma ora deve tornare a casa.

Un’iniziativa in tal senso era stata annunciata anche dal senatore di Fratelli d’Italia, Paolo Marcheschi, che aveva chiesto l’intervento dei giuristi di Palazzo Madama per stabilire se ci sono elementi tali per potrer chiedere il ritorno del gioiello. Ora scende in campo anche la Regione. Che, come affermato dal presidente, Eugenio Giani, ha avviato ufficialmente un’interlocuzione diretta con Carlo d’Asburgo-Lorena, Capo della Casa d’Asburgo e attuale proprietario della leggendaria gemma.

Si tratta di un passo storico, ha detto Giani: la Toscana è infatti la prima istituzione italiana a intessere un rapporto diretto e dedicato esclusivamente al futuro del diamante, con l’obiettivo di riportarlo, almeno temporaneamente, nella sua culla d’origine.

L’iniziativa non nasce da una mera rivendicazione, ma da un solido lavoro di ricerca e digitalizzazione condotto dalla Regione in sinergia con il Museo de’ Medici e l’Archivio di Stato di Firenze. Lo studio sistematico di tutti i documenti di successione tra le dinastie Medici e Lorena ha riportato alla luce un dettaglio cruciale: nell’allegato al Patto di famiglia, datato 1740, Anna Maria Luisa de’ Medici volle esplicitamente che il gioiello restasse “unito allo Stato della Toscana”.

Una volontà che assume oggi un significato profondo: la Toscana attuale è l’unica tra le Regioni italiane ad aver conservato la medesima conformazione territoriale che aveva ai tempi di Cosimo I de’ Medici. È dunque questa specifica terra, con la sua continuità storica e geografica, che il gioiello è chiamato a rappresentare.

«Non è solo una questione morale, ma storica e documentata – ha dichiarato il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani –. Nell’allegato del Patto di famiglia del 1740 il Diamante fiorentino è chiaramente indicato tra le gioie unite allo Stato, destinate a rimanere in quella Toscana che ha ancora la conformazione del granducato, a ornamento pubblico e a beneficio dei visitatori. È uno dei lasciti più alti di Anna Maria Luisa de’ Medici, che appartiene alla storia dell’umanità».

Il dialogo avviato con l’erede Carlo d’Asburgo-Lorena punta, nell’immediato, a organizzare una mostra evento che possa riportare il “fiorentino” a casa. L’auspicio, sottolineato dal Presidente, è quello di trasformare questa apertura in una concessione permanente, onorando così le disposizioni dell’Elettrice Palatina.

A supporto di questa operazione culturale, è stato presentato un ritrovamento eccezionale: un ritratto originale e inedito della Granduchessa Maria Maddalena d’Austria, opera autografa di Orazio Fidani. Il dipinto, svelato dal direttore del Museo de’ Medici Samuele Lastrucci, offre un primo piano straordinario della Granduchessa che indossa il gioiello. Si tratta, ad oggi, della fonte iconografica pittorica più autorevole e dettagliata mai rinvenuta, che permette di ammirare la gemma con una precisione finora sconosciuta. «Questo dipinto – ha spiegato Lastrucci – rappresenta l’ultimo ritrovamento iconografico del Fiorentino e uno dei più accurati. È una prova ulteriore della centralità simbolica del gioiello come emblema del potere e della continuità dello Stato toscano».

Acquistato grezzo nel 1601 da Ferdinando I e tagliato a Firenze sotto Cosimo II, il diamante scomparve dalla scena pubblica dopo la Seconda Guerra Mondiale, custodito dall’imperatrice Zita di Borbone-Parma. Oggi, grazie alla diplomazia culturale e al rigore scientifico della Regione Toscana, il “Gran Diamante” è più vicino a riallacciare i fili con la sua storia.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741
Firenzepost small logo