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Ucraina: Zelensky da Trump a Mar-a-Lago. Mosca: “Mai così vicini all’accordo”. Ma gli ostacoli sono tanti

Trump e Zelensky, incontro in San Pietro (Foto d’archivio Sala Stampa Vaticana)

MAR-A-LAGO (FLORIDA, USA) – Volodymyr Zelensky incontrerà domenica, 28 dicembre 2025, Donald Trump nella sua tenuta di Mar-a-Lago, in Florida, per discutere nuove proposte di pace e tentare un’accelerazione prima della fine dell’anno. L’appuntamento arriva in un clima marcato da segnali contrastanti: da un lato l’attivismo americano, dall’altro le parole di Mosca, che parla di un accordo “mai così vicino” anche se, al tempo stesso, accusa Kiev e l’Europa di volerlo “affossare”. Sul tavolo restano letture diverse. “Non ci sono indicazioni che la Russia sia interessata alla pace o a un cessate il fuoco”, ha denunciato la portavoce della Commissione Ue Arianna Podestà.

Bruxelles avverte che “affinché qualsiasi piano di pace abbia successo, il sostegno dell’Europa sarà essenziale”. E così la pensa anche Zelensky, che vorrebbe gli alleati coinvolti nell’incontro di domenica. Difficile possano essere in presenza visto il poco preavviso, ma è verosimile un collegamento online. Intanto il leader ucraino ha già parlato con il segretario generale della Nato, Mark Rutte, col cancelliere tedesco Friedrich Merz, con la premier danese Mette Frederiksen, e con i premier di Estonia e Canada, Kristen Michal e Mark Carney. È in questo contesto che Zelensky ha confermato il viaggio in Florida, dopo l’indiscrezione di Axios, parlando di un incontro “al massimo livello” nel quale “molto può essere deciso prima del nuovo anno”.

Il riferimento è a un piano di pace “pronto al 90%”, ammettendo però che proprio sul restante 10% le distanze restano significative. La base del confronto è il testo in 20 punti elaborato nell’ultimo round di negoziati tra Stati Uniti e Ucraina e già inviato a Mosca. “Discuteremo questi documenti e le garanzie di sicurezza”, ha spiegato Zelensky, indicando come nodi centrali il Donbass e la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, l’attuale linea di dispiegamento delle truppe è di fatto riconosciuta come linea di contatto.

Secondo il piano, il Cremlino dovrebbe ritirare le sue truppe, mentre forze internazionali sarebbero dispiegate lungo la linea di contatto per monitorare il rispetto dell’accordo. Come ha spiegato Zelensky, Mosca vuole che l’Ucraina rinunci al Donetsk. Gli Usa stanno offrendo un compromesso: una zona economica libera, ma per Kiev quest’ultima può essere adottata solo con un’approvazione speciale del Parlamento ucraino o con un referendum.

Parallelamente, si guarda anche al dopo-guerra. Secondo il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak, Germania, Francia, Regno Unito e Turchia si sarebbero già detti pronti a valutare l’invio di contingenti in Ucraina una volta terminato il conflitto, nell’ambito di una missione di deterrenza e peacekeeping. Sulla centrale di Zaporizhzhia, invece, gli Stati Uniti hanno proposto una gestione condivisa dell’impianto tra Kiev, Mosca e Washington, con la possibilità per entrambe le parti di utilizzare l’energia prodotta. L’Ucraina vuole invece escludere i russi.

Nel frattempo Mosca rilancia sul piano della sicurezza europea. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha dichiarato che la Russia è pronta a firmare un patto di non aggressione reciproca con i Paesi Nato, sotto forma di un documento scritto e giuridicamente vincolante, la cui configurazione sarebbe definita nel corso dei negoziati. Il viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov ribadisce che una soluzione “è vicina” e richiede “l’ultimo sforzo”, ma accusa Kiev e l’Unione europea di “rafforzare gli sforzi per affossare l’accordo”, legando l’esito del negoziato alla volontà politica della controparte. Intanto, sul terreno, la guerra continua.

Nella notte tra venerdì e sabato attacchi russi hanno colpito infrastrutture critiche in diverse regioni dell’Ucraina. A Odessa, raid con droni hanno centrato una infrastruttura provocando un incendio e interruzioni di corrente in alcune zone della città. La difesa aerea di Kiev ha annunciato l’abbattimento o la neutralizzazione di decine di droni.

I raid compiuti il giorno di Natale hanno causato almeno tre morti e diversi feriti nelle regioni di Zaporizhzhia, Donetsk e Kherson, confermando come, nonostante il rilancio diplomatico, la distanza da una tregua effettiva resti ancora notevole.



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