Mattarella: “Ripugnante il rifiuto della pace da chi si sente più forte”. Elogio alla Repubblica. Ai giovani: “Siate esigenti e coraggiosi”

ROMA – La pace, soprattutto di chi la rifiuta (come la Russia ndr) perchè si sente più forte; i giovani, la coesione sociale; gli 80 anni della Repubblica, con la foto iconica del 1946 con il voto alle donne; il sacrificio degli aviatori italiani a Kindu in Congo, mentre portavano aiuti umanitari; l’Italia che si è saputa affermare nell’imprenditoria a livello mondiale; il cibo e il vino diventati patrimonio dell’Unesco.
Questi i temi, conditi di speranze per il 2026, toccati dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel discorso di fine anno, pronunciato in piedi, a reti unificate, nello Studio alla Vetrata.
E’ durato quasi sedici minuti, 50 secondi più del previsto: sciolto, sobrio, essenziale, comprensibile a tutti. A parere del vostro cronista, che ne ha seguiti molti, è stato uno dei più efficaci. Per questo ve lo ripropongo così come il Presidente lo ha pronunciato.
“Di fronte alle case, alle abitazioni devastate dai bombardamenti nelle città ucraine, di fronte alla distruzione delle centrali di energia per lasciare bambini, anziani, donne, uomini al freddo del gelido inverno di quei territori, di fronte alla devastazione di Gaza, dove neonati al freddo muoiono assiderati, il desiderio di pace è sempre più alto e diviene sempre più incomprensibile e ripugnante il rifiuto di chi la nega perché si sente più forte”.
Gli 80 anni della Repubblica -“L’Assemblea costituente, eletta contestualmente al referendum che sancì la scelta repubblicana, fu capace di trovare una sintesi di alto valore mentre la dialettica politica si sviluppava tra convergenze e contrasti, anche molto forti. Di mattina i costituenti discutevano – e si contrapponevano – sulle misure concrete di governo, nel pomeriggio, insieme, componevano i tasselli della nostra Carta costituzionale. La Costituzione italiana, che ha ispirato e guidato il Paese per tutti questi decenni”.
Guardare al futuro – “Riflettere su ciò che, insieme, abbiamo conquistato è la premessa per poter guardare al futuro con fiducia e con rinnovato impegno comune. La consapevolezza di questa storia può conferirci forza per affrontare con serenità le sfide e le insidie del nostro tempo. Vecchie e nuove povertà – che ci sono e vanno contrastate con urgenza – diseguaglianze, ingiustizie, comportamenti che feriscono il bene collettivo come corruzione, infedeltà fiscale, reati ambientali: crepe che rischiano di compromettere proprio quella coesione sociale che consideriamo un bene prezioso di cui disponiamo. Un bene che, tuttavia, non è mai acquisito definitivamente. Un bene per cui siamo chiamati a impegnarci, ognuno secondo il suo livello di responsabilità, senza che nessuno possa sentirsi esentato. Perché la Repubblica siamo noi. Ciascuno di noi”.
Europa e Nato – “Le immagini della firma dei Trattati di Roma, nel 1957, consegnano un successo e un altro momento decisivo, con l’Italia in prima linea nella costruzione della nuova Europa. Proprio l’Europa e le relazioni transatlantiche, con il piano Marshall, sono i due pilastri della ricostruzione. L’Unione Europea e l’Alleanza Atlantica hanno coerentemente rappresentato – e costituiscono – le coordinate della nostra azione internazionale”.
Giovani – “Nessun ostacolo è più forte della nostra democrazia. Desidero ricordarlo a tutti noi e rivolgermi, particolarmente, ai più giovani. Qualcuno – che vi giudica senza conoscervi davvero- vi descrive come diffidenti, distaccati, arrabbiati: non rassegnatevi. Siate esigenti, coraggiosi. Scegliete il vostro futuro. Sentitevi responsabili come la generazione che, ottanta anni fa, costruì l’Italia moderna”.
