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Gaza, muore giornalista italiano. Era figlio del sindaco di Pitigliano

Il videoreporter Simone Camilli, al centro (foto dall'account Twitter di Zana Mahmood)
Il videoreporter Simone Camilli, al centro (foto dall’account Twitter di Zana Mahmood)

ROMA – E’ Simone Camilli, 35 anni, romano, il giornalista videoreporter italiano rimasto ucciso dallo scoppio di una bomba stamani, 13 agosto,  a Gaza. Nell’esplosione, avvenuta  a Beit Lahya a nord della Striscia, sono morte altre sei persone, fra le quali un giornalista palestinese e cinque artificieri palestinesi. Camilli, figlio di Pier Luigi, attuale sindaco di Pitigliano e a lungo collega giornalista Rai (al quale vanno l’affettuoso abbraccio e il sincero cordoglio di FirenzePost)  lavorava con diverse agenzie internazionali, tra cui anche l’Ap, l’Associated Press.

BOMBA – E’ sempre doloroso scrivere di esseri umani uccisi dalle bombe. In questo caso c’è più angoscia perchè si tratta di un collega assai giovane, che ci ha rimesso la vita  per quella voglia di vedere, verificare e informare che quando ti piglia non ti abbandona mai più.  Simone Camilli  è  l’unico reporter straniero morto da quando, l’8 luglio, è iniziata l’offensiva israeliana contro Hamas. Camilli è stato investito dall’esplosione durante il tentativo di alcuni artificieri palestinesi di disinnescare un ordigno israeliano a Beit Lahiya, nel nord della Striscia. Ad avvertire le autorità dell’ordigno erano stati i residenti dell’area e sul posto si era recata “una unità di ingegneri specializzata in queste operazioni”, ha spiegato un portavoce del ministero dell’Interno. Camilli è morto insieme ad almeno altre sei persone, tra cui un giornalista palestinese e alcuni artificieri. L’esplosione ha anche ferito  altre sei persone.

La fototessera di Simone Camilli, ucciso a Gaza. Era giornalista professionista e videoreporter per l' Associated Press
La fototessera di Simone Camilli, ucciso a Gaza. Era giornalista professionista e videoreporter per l’ Associated Press

ESPERTO – Giornalista professionista dal 2008, e appunto figlio d’arte, Camilli lavorava per diverse agenzie di stampa tra le quali l’Associated Presse fin dal 2005. Appassionato di cultura araba ed esperto di Medio Oriente, da poco era diventato padre di una bimba. A Gaza, Camilli aveva realizzato documentari per produzioni indipendenti sulle condizioni di vita dei palestinesi. La foto del videoreporter romano e’ stata diffusa su Twitter dal dottor Bassel Abuwarda, medico dell’ospedale Al-Shifaintervistato dallo stesso Camilli.

CORDOGLIO – Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha espresso il suo cordoglio per la morte di Simone Camilli a Gaza. “La morte di Simone Camilli e’ una tragedia, per la famiglia e per il nostro Paese”, ha detto. Aggiungendo: “Ancora una volta è  un giornalista a pagare il prezzo di una guerra che dura da troppi anni e per la seconda volta in pochi mesi piangiamo la morte di ragazzi impegnati con coraggio nel lavoro di reporter. E se ve ne fosse stato bisogno, l’uccisione di Simone dimostra ancora una volta quanto urgente sia arrivare a unasoluzione finalmente definitiva del conflitto in Medio Oriente. Ai familiari e agli amici di Simone voglio esprimere a nome mio e di tutto il governo le condoglianze per questa perdita cosi’ dolorosa”.Messaggi gonfi di dolore e di solidarietà per la morte del giovanissimo collega stan no arrivando da ogni parte d’Italia e anche dalle organizzazioni internazionali dei giornalisti. Parole di cordoglio le ha pronunciate Franco Siddi, segretario generale della Federazione della Stampa. A Firenze è intervenuta l’Associazione Stampa toscana che, in una nota, piange Simone Camilli, “ennesimo videoreporter capace di pagare con la vita la voglia di raccontare il dramma del Medio Oriente”.

 PRECEDENTI –  La morte di Simone Camilli, ucciso ci  costringe ad aggiornare la triste contabilità dei reporter italiani uccisi in zone di guerra. Ecco l’elenco capace di rigare la faccia di lacrime.

 

  • Il fotoreporter 30enne Andrea Rocchelli viene ucciso il 24  maggio 2014 nei dintorni di Sloviansk, in Ucraina, insieme al suo  interprete russo Andry Mirinov.

 

  • Il fotoreporter Fabio Polenghi muore a 48 anni, il 19 maggio 2010, a Bangkok. Ucciso da un proiettile in dotazione all’esercito thailandese, proveniente dalla parte dove stavano avanzando i militari impegnati nel blitz contro le ‘camicie rosse’.

 

  • Enzo Baldoni viene rapito e ucciso nell’agosto del 2004 in Iraq, dove si trova come free lance.

 

  • Il 13 marzo 2002 il fotoreporter italiano Raffaele Ciriello muore a 42 anni a Ramallah, colpito da una raffica di mitra sparata da un carro armato israeliano.

 

  • Maria Grazia Cutuli, inviata del Corriere della Sera, viene uccisa a 39 anni in Afghanistan sulla strada fra Jalalabad e Kabul, il 19 novembre 2001.

 

  • Antonio Russo, inviato di Radio Radicale, viene trovato morto il 16 ottobre 2000, in Georgia nei pressi di una base militare.

 

  • Il 13 giugno 1999 a Dulje, in Kosovo, cecchini uccidono il giornalista italiano di lingua tedesca Gabriel Gruener, 35 anni, e il collega tedesco Volker Kraemer, 56 anni, che lavoravano per il settimanale tedesco Stern.

 

  • Marcello Palmisano, operatore del Tg2, muore nel 1995 a Mogadiscio in un agguato ad un convoglio dove viaggiava con la giornalista Carmen Lasorella.

 

  • Ilaria Alpi, inviata del Tg3, viene uccisa il 20 marzo 1994, a Mogadiscio, assieme all’operatore Miran Hrovatin. Aveva 33 anni e stava indagando su traffici d’armi legati alla guerra civile in Somalia.

 

  • Il 28 gennaio 1994, a Mostar, in Bosnia, perdono la vita tre inviati della Rai di Trieste, il giornalista Marco Luchetta (41 anni), e gli operatori Alessandro Ota (37 anni) e Dario D’Angelo (41 anni). Una granata, proveniente dalle linee croato-bosniache, li colpisce mentre tentano di riprendere un bambino che giocava in strada nonostante il bombardamento.

 

  • Muore in Mozambico il 19 maggio 1987 il giornalista Almerigo Grilz (34 anni), ucciso da un proiettile alla testa mentre sta filmando un attacco dei guerriglieri della Renamo contro postazioni governative nei pressi della citta’ di Caia.

 

A questo lungo elenco, che dimostra il sacrificio di una categoria spesso bistrattata e considerata, non senza superficialità, privilegiata, oggi si aggiunge il povero Simone Camilli. Che la sua fine serva almeno ad accendere i riflettori su chi è costretto a lavorare in prima linea. E talvolta perfino senza tutele.

 

Federazione nazionale della stampa italiana, Gaza, reporter in prima linea, Simone Camilli


Sandro Bennucci

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