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Terrorismo: l’Isis cerca reclute in Italia attraverso il web. Intelligence italiana al lavoro

La bandiera dell'Isis è apparsa sul sito web del Pd della Toscana
La bandiera dell’Isis apparsa sul sito web del Pd della Toscana

Dopo la strage di Tunisi, l’attenzione è altissima. L’Isis, è ormai noto, usa internet in modo spregiudicato come veicolo di propaganda. L’intelligence italiana è impegnatissima a monitorare la situazione. I mujiaheddin virtuali portano avanti la jihad 2.0, e sono ovunque, promuovendo una guerra che si combatte anche a colpi di tweet. Si moltiplicano a migliaia gli account sui social network, hackeraggi, propaganda e reclutamento, come rivela un interessante articolo pubblicato sul Tempo di Roma. L’occidente quindi deve reagire anche su questo campo.

ITALIA – Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’intelligence, Marco Minniti, intervenendo a un incontro organizzato dalla rivista Formiche, ha spiegato che tra le forze di intelligence «c’è una gigantesca corsa a chi si accaparra gli hacker». Anche l’Italia si sta muovendo nella direzione di arruolare i giovani già nelle università. Oltre settemila studenti hanno presentato il curriculum. «Abbiamo preso 30 ragazzi e ragazze. Si tratta di giovani che entreranno da noi senza passare da un altro tipo di formazione».

STUDIO – Uno studio dell’organizzazione americana The Brookings Project, dal titolo «The ISIS Twitter Census», informa che negli ultimi mesi del 2014 sono stati creati 46mila account da parte di simpatizzanti dell’Isis che in maggioranza si trovano in Siria, Iraq e Arabia Saudita. A seguire Usa e Gran Bretagna, mentre un solo account è stato individuato in Italia. Il 73% di questi sono scritti in arabo, il 18% in inglese e il 6% in francese. Lo studio, inoltre, ha evidenziato come in realtà lo zoccolo duro di utenti iperattivi sia compreso in una forbice che va dai 500 ai 2000 account, che in media hanno 1000 follower a testa. I profili ufficiali dell’Isis, invece, sarebbero 79.

TWEET – Anche da quest utenti partono i macabri cinguettii con video di decapitazioni, messaggi di propaganda, inviti ai lupi solitari sparsi in Occidente ad attivarsi e le indicazioni per scaricare online le riviste del terrore come Dabiq. La nascita dell’attività propagandistica su internet dello Stato islamico è scoppiata da metà dell’anno corso, quando il califfo Abu Bakr al-Baghdadi, a fine giugno, ha proclamato ufficialmente la nascita del sedicente Stato islamico con il suo primo video.

Minniti infine ha confermato che lo Stato islamico «ha una cura parossistica e maniacale del web. Sarebbe molto meglio se il reclutamento avvenisse nei luoghi di culto. Non c’è nulla di più incontrollabile della radicalizzazione sul web». I timori del sottosegretario sono giustificati, perché anche attraverso questa forma di propaganda la jiyad islamica intende reclutare e addestrare proseliti nel nostro paese.

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